Si torna a parlare in Europa della scottante questione relativa ai trattamenti fiscali speciali che in alcune nazioni, pur appartenenti all’Unione Europea, vengono concessi alla grandi multinazionali di turno. A farlo Margrethe Vestager, commissario Ue per la Concorrenza che ha sollevato il problema in commissione Affari economici del Parlamento europeo.
L’argomento non è certo nuovo ma, nonostante i tentativi e le richieste per arginare il fenomeno, dopo alcuni anni, la situazione dei Paesi europei appare ancora disomogenea.
Cosa sono i trattamenti fiscali speciali
Con il termine di trattamenti fiscali speciali si fa in genere riferimento a quelle agevolazioni di cui beneficiano alcune società in virtù dei cosiddetti tax ruling, gli accordi anticipati tra governi e imprese che possono portare a trattamenti agevolati in termini di pagamento delle tasse. Q volte questi trattamenti agevolati possono essere così consistenti da costituire nel mercato europeo dei veri e propri aiuti di stato illegali.
L’Europa, dal canto suo, è in prima linea da diversi anni per riportare la situazione alla normalità e fare in modo che, indipendentemente da questi accordi, le tasse vengano sempre pagate dalle imprese nel Paese in cui vengono prodotti i profitti. E’ pratica inveterata, infatti, fare in modo che sui conti fiscali delle grandi multinazionali globali, le tasse vengano invece esatte nei paesi con la più bassa aliquota impositiva.
Il caso dell’Irlanda
Basta citare, uno fra tutti, l’ormai famoso caso dell’Irlanda e dei proventi della Apple, a cui è stato chiesto, già da diversi mesi, dalla Commissione Europea sulla concorrenza, di recuperare almeno 13 miliardi “evasi” per mezzo di questo intelligente sistema.
Quello che l’UE contesta ai trattamenti fiscali speciali e dunque al sistema del tax ruling privato è in particolare la selettività e la personalizzazione che non sono aperti a tutti i soggetti coinvolti, come una vera imposta dovrebbe essere, ma solo ad alcune compagnie in particolare. Questo stato di cose non può che alterare le normali dinamiche della concorrenza.