In sede di presentazione del modello Unico 2009, e della liquidazione delle relative imposte, scatta da oggi il via libera anche per le aziende che operano nel settore del gas e del petrolio. Questo dopo che con la risoluzione numero 149/E, pubblicata in data odierna dall’Agenzia delle Entrate sul proprio sito Internet, sono ufficialmente a disposizione i codici tributo per il pagamento dell’addizionale sull’imposta sul reddito delle società nella misura del 5,5%; trattasi, nello specifico, della più comunemente nota “Robin Hood Tax” introdotta dall’attuale Governo in carica con la manovra estiva. Il pagamento dell’addizionale, sempre attraverso l’utilizzo del modello F24, deve portare il codice tributo 2010” relativamente all’acconto prima rata per il settore petrolifero e gas; con il codice tributo “2011” si paga la seconda rata e con il “2012” si effettua il saldo dell’addizionale ai fini IRES. Il periodo di imposta a partire dal quale si applica l’addizionale è successivo a quello che era in corso alla data del 31 dicembre 2007; nel pagamento della “Robin Hood Tax” ricadono tutte quelle società del comparto petrolifero e del gas che hanno raggiunto nel periodo di imposta un giro d’affari superiore al livello dei 25 milioni di euro.
Sopra tale livello di ricavi, l’addizionale scatta “in automatico” per quelle società che si occupano, ad esempio, di raffinazione del petrolio, coltivazione e ricerca di idrocarburi allo stato gassoso o liquidi, ma anche le società che commercializzano e producono gasoli, energia elettrica, benzine, petrolio, oli lubrificanti e suoi residuati, gas naturale e gas di petrolio liquefatto.
La Robin Tax, introdotta dal Governo con la manovra estiva, puntava a “sottrarre” una quota di utili alle imprese del comparto che al tempo si avvantaggiavano dei prezzi alle stelle del petrolio, arrivati fino al livello dei $ 150 al barile. Ma dopo la discesa dei prezzi dell’oro nero, e la dirompente crisi finanziaria che ha pesato anche sugli utili delle società del comparto a causa del calo della domanda di energia su scala internazionale, non sono mancate le polemiche e le proteste da parte dei rappresentanti delle compagnie petrolifere, le quali hanno messo in evidenza come in questo modo potrebbero non solo tagliare gli investimenti, ma anche “fuggire” dal nostro Paese.
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