Il governo italiano vuole introdurre un’imposta sul patrimonio, ma dovrà farlo con molta attenzione, senza causare la perdita di grandi quantità di capitale. A dichiararlo è il premier Mario Monti. “Vorremmo introdurre un’imposta generale sulla ricchezza, ma non abbiamo gli strumenti (per il momento), ma non non vorremmo favorire l’allontanamento dei capitali»”.
Un’ imposta patrimoniale è una tassa sul valore di ciò che una persona possiede, come ad esempio immobili, azioni e risparmi, piuttosto che sul loro reddito derivante dai guadagni. “Non sono contro una imposta sul patrimonio, ma dipenderà da come funziona e come sarà utilizzata – sia come strumento fiscale o come misura una tantum. Una tassa che va sdrammatizzata considerato che esiste già in alcuni paesi capitalisti», ha aggiunto Monti.
Da Palazzo Chigi è arrivata una smentita su tale dichiarazione: “Il Premier non ha affatto annunciato un intervento di tassazione sui patrimoni. Dopo aver precisato di non essere pregiudizialmente contrario ad una modesta tassazione generalizzata del patrimonio, il presidente ha ricordato il contesto in cui il governo ha operato e i vincoli alle scelte in materia di imposizione fiscale. Non essendo perciò realizzabile una tassazione generalizzata del patrimonio, il Governo è intervenuto su varie componenti della ricchezza patrimoniale separatamente, con un risultato effettivo in qualche modo paragonabile”.
Il premier è tornato anche a parlare di crescita che, dice, «può tornare non appena sarà risolta la crisi della zona euro, in quanto l’Italia non ha grandi squilibri a parte il rapporto debito/pil».
Le riforme hanno migliorato le prospettive di crescita ma non ancora i dati, in quanto il debito italiano è ancora del 120 per cento del nostro prodotto interno lordo. Il premier ha lodato l’esecutivo per essere riuscito a ridurre i costi della pubblica amministrazione e della politica, e come primissimo obiettivo ci sono sempre le misure e gli interventi contro la corruzione e la lotta all’evasione fiscale.
“Le misure e gli interventi contro la corruzione fanno pensare a una guerra, e in realta lo è. Non possiamo avere una società civile senza un abbattimento dell’evasione fiscale. Lo stesso vale per la lotta alla corruzione”.