Si può tassare anche internet? Secondo le Nazioni Unite la proposta è fattibile e in effetti, la prossima assemblea dell’organizzazione, vale a dire il cosiddetto Itu (International Telecommunication Union) sarà decisivo per discutere su una misura del genere: in pratica, l’idea è quella di tassare la rete e di far pagare gli importi alle grandi società private che vi operano. Il meeting in questione è previsto per la fine dell’anno, ma le discussioni sono attive già da ora, anche perché bisogna capire quale sarà il futuro del web. I firmatari del programma a cui si sta facendo riferimento sono i rappresentati di una lobby europea, un progetto che ha fatto storcere il naso agli Stati Uniti.
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L’Onu sarà chiamato a votare su tale imposta, la quale potrebbe riguardare colossi dai nomi famosi come Google, Facebook e Apple, ma la diplomazia sembra essere sparita, visto che il vecchio e il nuovo continente non sono affatto in accordo. Anche il presidente americano, Barack Obama, ha ricevuto dei documenti relativi a questa iniziativa, poi si dovrà votare e capire chi è stato convinto e chi no. Quella che è già stata ribattezzata come “tassa sui siti” è nata a Bruxelles, la città in cui ha sede la European Telecommunications Network Operators Association (Etno).
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Si tratta di un raggruppamento piuttosto omogeneo di aziende di ben trentacinque paesi, con un fatturato complessivo di seicento miliardi di euro; a qualcuno potrà sembrare una scaramuccia contro i concorrenti americani, ma il motivo di un intervento simile è noto da tempo, ovvero la produzione dei profitti da parte di queste multinazionali anche sulle reti europee. In pratica, questo “sconfinamento” dovrebbe essere trattato come una sorta di telefonata internazionale, con la rete del destinatario che può stabilire il prezzo finale. Gli interessi in gioco sono altissimi, chissà cosa riserveranno i prossimi mesi.
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