Una circolare INPS emanata di recente ha informato le piccole imprese italiane che a partire dal mese di dicembre 2012 non sarebbero state più erogate le agevolazioni contributive prima concesse alle aziende che assumevano persone in mobilità, che erano state licenziate da un precedente impiego.
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Questa ambita agevolazione fiscale, che prima di ora ha funzionato per diversi anni, è stata dal’INPS eliminata a partire da gennaio 2013, ma quello che è peggio è che l’ultima circolare dell’INPS ne ha confermato anche la validità retroattiva, ovvero anche per i contratti firmati nel 2012. La norma, invece, avrebbe concesso alle aziende 18 mesi di sgravi contributivi, contributi su cui gli stessi imprenditori avevano già effettuato i loro calcoli.
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E la Confederazione Nazionale degli Artigiani di Treviso, prima a lanciare l’allarme sulla questione, ha calcolato che in mancanza di tali sgravi, le imprese che hanno assunti disoccupati in mobilità, anche per il 2012, contando sulla possibilità di poter accedere a quello che veniva chiamato il bonus mobilità, dovranno invece pagare ora tra i 3 mila e i 4 mila euro di contributi per ogni lavoratore, perché le agevolazioni sono da intendersi esaurite al 31 dicembre 2012.
Un colpo veramente duro per il comparto della piccola impresa, quella con meno di 15 addetti, che soffre maggiormente i rovesci della crisi economica e a livello fiscale non ha ancora trovato equiparazione con la grande industria, cui i posti della mobilità sono oggi riservati.
I fuoriusciti della piccola impresa dovranno infatti attendere l’Aspi e la mini Aspi del 2017 per poter ricevere gli stessi trattamenti del welfare.