La convenzione monetaria tra Unione Europea e lo stato della Città del Vaticano ha finalmente trovato la sua piena attuazione: ciò è stato reso possibile, infatti, dalla legge dello scorso 30 dicembre, relativa al contrasto del riciclaggio del denaro proveniente da crimini e dal finanziamento del terrorismo, ora si dovrà attendere il prossimo 1° aprile per parlare con certezza dell’effettiva entrata in vigore dell’accordo, in base al quale lo stesso Vaticano si impegna ad entrare nella cosiddetta “lista bianca”. La Chiesa non ha potuto far altro che adeguarsi alle attuali normative che vigono a livello internazionale. In effetti, come hanno più volte auspicato l’Ocse e il Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale contro il riciclaggio di capitali (Gafi), è necessario porre in essere una fiscalità trasparente e che controlli in maniera adeguata la provenienza di qualsiasi flusso finanziario.
In particolare, la stessa Ocse richiede espressamente di scongiurare la costituzione di un regime tributario dannoso: quest’ultimo si identifica come quel sistema in cui l’imposizione fiscale viene praticata in maniera ridotta od è addirittura vicina allo zero, dove i redditi generati all’interno e all’esterno dei confini nazionali presentano enormi differenze, dove le transazioni finanziarie peccano di trasparenza, in cui non si scambiano informazioni con altre nazioni e in cui si occultano i movimenti di capitale. Si tratta, in pratica, dei tipici atteggiamenti assunti dai centri offshore e da molti paradisi fiscali.
Nei prossimi mesi, quindi, comincerà ad operare pienamente una nuova autorità, una banca centrale, per così dire, che andrà a vigilare sul rispetto delle regole da parte dello Ior, dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) e di Propaganda Fide, il dicastero della Santa Sede che diffonde il messaggio cristiano nel mondo. Le leggi da rispettare saranno quattro per la precisione: esse sono volte a prevenire e contrastare il riciclaggio di denaro illecito e criminoso, a contrastare la frode e la contraffazione dell’euro, a scongiurare le riproduzioni irregolari delle banconote e a proteggere i diritti d’autore.