La nuova versione della tassa sulle imbarcazioni

Il prossimo 1° maggio sarà una data fondamentale non solo per il tradizionale appuntamento della festa dei lavoratori, ma anche per l’entrata in vigore di una tassa nuova di zecca, vale a dire quella sulle imbarcazioni da diporto: il settore della nautica non ha mai amato del tutto questa misura, anzi si è opposto con fermezza ad essa e proprio per questo motivo è stata introdotta una versione che prevede dei cambiamenti rispetto a quanto paventato nei mesi scorsi. I soggetti maggiormente colpiti, ovvero tutti quei contribuenti che sono titolari di barche di lunghezza superiore ai dieci metri non dovranno più sopportare un gravame tributario elevato, con le tariffe di riferimento che sono scese addirittura dal 90 al 50%.

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Tra l’altro, si tratta di una vera e propria risposta a tutti coloro che avevano stimato dei danni piuttosto ingenti dal punto di vista finanziario nel caso di una applicazione della vecchia versione, addirittura due miliardi di euro di turismo in meno. In pratica, si è voluta evitare una fuga di massa dai nostri porti, una delle tante risorse che può vantare l’Italia per far ripartire l’economia. Il problema attuale, comunque, consiste in qualcosa di diverso, la confusione.

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Come è accaduto per l’Imposta Municipale Unica, anche questa tassa sulle imbarcazioni non brilla per chiarezza e linearità: in effetti, le capitanerie di porto non hanno ancora ricevuto le circolari per capire in che modo regolamentare il tributo e il tempo che ci separa dal debutto è sempre più ristretto. Quali sono le modifiche di maggiore rilievo in questo senso? Gli esempi principali sono sostanzialmente due, vale a dire l’esenzione prevista per i diportisti stranieri che sono soliti sfruttare i nostri porti, e la riduzione dell’importo da pagare per chi utilizza la barca come casa o residenza o anche come mezzo di locomozione (come accade a Venezia).