Le Bahamas sono conosciute in maniera diffusa soprattutto come rinomato centro turistico, con le sue isole che attirano ogni anno un flusso enorme di persone da tutto il mondo: ma lo stato insulare nordamericano è anche uno dei principali paradisi fiscali a livello internazionale e sede di svariate società offshore, una reputazione che è stata conseguita grazie, in particolare, al relativo benessere economico che si vive in questo territorio (il prodotto interno lordo, ad esempio, è il più alto dell’intera regione). Ma da un po’ di tempo le cose stanno cambiando, in questo senso, e i passi in avanti per uscire dalla famigerata lista stilata dall’Ocse in relazione proprio ai paradisi fiscali sono stati moltissimi: proprio pochissimi giorni fa, le Bahamas hanno ottenuto un importante traguardo, visto che è stata perfezionata l’uscita dall’elenco di nazioni che la stessa organizzazione parigina non considerava pronte ad implementare in maniera significativa gli standard fiscali, figurando, in tal modo, nella lista dei paesi virtuosi.
Sono stati sostanzialmente decisivi gli ultimi accordi stipulati dal piccolo stato americano; in particolare, la firma delle intese volte a intensificare lo scambio di informazioni tributarie, ha visto coinvolte le Bahamas con numerosi paesi europei, tra cui possiamo citare la Finlandia, l’Islanda, la Norvegia, la Svezia, le Isole Faroer e la Spagna, operazioni che hanno portato a 19 il numero di accordi sottoposti a sottoscrizione. Una cifra molto alta, visto che sono necessari allo scopo almeno dodici Tax Information Exchanhe Agreement (Tiea), la condizione che è stata fissata dall’Ocse per rientrare nel gruppo delle giurisdizioni rispettose degli standard internazionali e attive nella loro implementazione.
Tra l’altro, la prima intesa era stata firmata meno di un anno fa: da quel momento, il rapporto è stato costantemente aggiornato, portando il paese ad essere il ventiduesimo promosso al rango di “bravo”, tracciando un importante solco nel sentiero della trasparenza fiscale.