Il lavoro dell’Ocse in merito ai cosiddetti paradisi fiscali non è mai terminato, anzi è in costante aggiornamento: gli stati che sono pronti a collaborare dal punto di vista della trasparenza e dello scambio di informazioni tributarie è in aumento, dunque si può nutrire un certo ottimismo. Le ultime novità riguardano principalmente tre nazioni, vale a dire Panama, Vanuatu e Costarica, tutte inserite nella lista bianca. Il rapporto dell’organizzazione parigina è stato molto chiaro in questo senso: le due nazioni centroamericane e quella oceaniana sono riuscite a stipulare almeno dodici intese, vale a dire quelle richieste per far parte della lista in cui sono inseriti i paesi o le giurisdizioni che si sono attenute alle norme internazionali. Qualche dato negativo ancora resiste, come ad esempio il fatto che Nauru e Niue non abbiano ancora attuato i loro impegni, ma la strada finora intrapresa sta avendo successo.
Il traguardo dei dodici accordi fa gola anche a Monserrat, a un solo passo dall’obiettivo, e all’Uruguay, fermo a quota nove. Tra i vari centri finanziari, invece, preoccupa la posizione del Guatemala, il quale non ha sottoscritto nessun tipo di protocollo. Entrando maggiormente nel dettaglio dei tre stati citati all’inizio, Panama ha concluso l’ultimo accordo fiscale con la Francia, a testimonianza della pressione che viene esercitata sui fenomeni di evasione ed elusione: ora bisognerà attendere che il Global Forum renda effettivi questi scambi di informazioni, in modo da ottenere il loro corretto funzionamento.
Il monitoraggio continuo sarà un altro elemento determinante. Per quel che concerne, poi, Costarica e Vanuatu, le loro ultime negoziazioni hanno riguardato soprattutto delle trattative sui Tax Information Exchange Agreements a livello multilaterale: la fine di luglio sarà il momento decisivo per la peer review costaricana, mentre Vanuatu può vantare un record, visto che si tratta della prima isola del Pacifico che ha implementato regole di questo tipo.
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