Non più semplici centri offshore o sperduti territori d’oltreoceano, ma vere e proprie nazioni: le compagnie di Internet e le grandi multinazionali guardano con sempre maggiore interesse a paradisi fiscali che in pochi si aspetterebbero. Un esempio interessante è offerto dall’Olanda. È qui che Yahoo!, Google e Dell (solo per citare tre nomi) hanno deciso di aprire delle loro sedi, in modo da sfruttare nel migliore dei modi la politica fiscale più “morbida”. I Paesi Bassi sono fortemente preoccupati per questa reputazione che rischia di essere rovinata, tanto è vero che il parlamento locale ha già chiesto dei chiarimenti molto precisi al Ministero delle Finanze.
Il regime tributario, comunque, continua ad essere favorevole proprio a questi colossi tecnologici. Che cosa accade nello specifico? Nel paese nordeuropeo mancano del tutto la consueta ritenuta d’acconto (l’aliquota classica ammonta al 33% per la precisione) e in questo modo non è possibile effettuare nessun accertamento sulla destinazione delle somme di denaro che transitano. I dati diffusi dalla banca centrale d’Olanda sono eloquenti: due anni fa, infatti, queste multinazionali hanno trasferito qualcosa come oltre dieci trilioni di euro in più di quattordicimila unità finanziarie locali.
Ad esempio, Google è stata capace di realizzare il transito di dieci miliardi di dollari in una società di comodo che si trova alle Bermuda sfruttando il passaggio proprio dall’Olanda. Di conseguenza, il risparmio di Mountain View è arrivato fino a due miliardi di dollari per quel che concerne le imposte internazionali. Altro caso è quello di Yahoo!. Quest’ultima compagnia, infatti, ha deciso di affidare al governo di Amsterdam il pagamento di una piccola quota delle entrate complessive, nello specifico l’1,35%. Il Ministero delle Finanze ha fatto sapere di non poter risolvere in solitario il problema relativo all’elusione fiscale, ma rimane il fatto che le opportunità che attirano i giganti del settore informatico in senso tributario vanno eliminate quanto prima.