Partita Iva: aumentano quelle aperte da stranieri

 Gli stranieri vantano uno spirito imprenditoriale che non ha nulla da invidiare agli italiani. In base ad un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese 2008, 2007 e 2000, relativi alle imprese individuali, la Lombardia vanta partite iva da tutto il mondo: primi risultano gli egiziani (sono 6.562), poi i rumeni (6.248), i marocchini (6.036), i cinesi (5.686) e gli albanesi (4.637). In soli dieci anni sono triplicate le imprese straniere. Sono infatti circa 54 mila gli imprenditori stranieri in Lombardia nel 2008: cinesi a Brescia e Mantova, egiziani a Milano, marocchini a Bergamo, rumeni a Brescia, Pavia e Cremona, albanesi a Varese.

Martedì scorso durante l’incontro sugli immigrati imprenditori “I colori del mondo”, promosso da Acli, associazioni e comunità straniere di Varese e provincia, gli imprenditori stranieri e non hanno potuto assistere ad una tavola rotonda dedicata agli immigrati imprenditori in Italia. Tuttavia durante l’incontro é emerso un altro dato: tra le “partite IVA straniere” a volte si nascondono forme di lavoro subordinato. Qualcuno, per evitare di assumere lo straniero preferisce che quest’ultimo apra partita Iva e sia del tutto indipendente.

Categorie IVA

Nuovi studi di settore: ecco chi paga più tasse

 Nei giorni scorsi, l’Agenzia delle Entrate ha provveduto a mettere a disposizione dei contribuenti soggetti agli studi di settore il software “Gerico 2009” al fine di ricavare il valore dei ricavi e dei compensi presunti rispetto a quelli che effettivamente sono stati conseguiti. “Gerico 2009” è stato presentato con i “correttivi anticrisi”, ovverosia con delle sezioni aggiuntive che tengono conto della crisi economica e che quindi contribuiscono rispetto alla media storica a far abbassare a carico del contribuente il volume d’affari o dei compensi per lo studio di settore di competenza. Ma con “Gerico 2009” il contribuente che vuole “adeguarsi” allo studio di settore paga realmente meno tasse? Ebbene, in base ad un Rapporto a cura della CGIA di Mestre, senza un “rimodellamento” degli studi di settore ci sono alcune categorie di contribuenti che rischiano seriamente di dover pagare più tasse rispetto allo scorso anno.

Ici su eolico e fotovoltaico

 Le fonti di energia rinnovabile devono pagare l’Ici. La tassa che abitualmente si paga sugli immobili riguarda soprattutto gli impianti eolici e fotovoltaici. Questo secondo una risoluzione (n. 3 del 2008) dell’Agenzia del territorio. La legislazione italiana quindi impone l’ici sui pannelli fotovoltaici considerandoli come dei normali edifici industriali e quindi sottoponibili alla tassa. Oggi a Roma, nel corso del Forum Qualenergia, l’amministratore delegato di Unendo energia, Enrico Bruschi denuncia infatti il pagamento di 150.000 euro all’anno di Ici per impianto eolico da 36 Mw:

Il comune vuole l’imposta che va a sommarsi alle royalties per aver accettato di ospitare l’impianto nel proprio territorio. Per determinare la tassa, si é risaliti al valore catastale in base all’investimento, con un’attualizzazione a un certo anno, che é diventata la base su cui si paga tra il 5 e il 7 per mille.

Niente bollo per i versamenti in c/c a favore dei Vigili del fuoco

 È molto interessante la precisazione inclusa nell’ultima circolare dell’Agenzia delle Entrate, la risoluzione 133/E, pubblicata proprio nella giornata di ieri: il documento ha infatti previsto l’esenzione dall’imposta di bollo per quanto riguarda le ricevute dei pagamenti che sono stati erogati per mezzo di un conto corrente postale a favore dei Vigili del fuoco. Dunque, la reale effettività dell’esenzione va ad operare solamente nel caso di corresponsione tramite bollettino. La risoluzione dell’Agenzia ha introdotto questa precisazione a seguito della richiesta da parte degli stessi Vigili del fuoco, il cui dipartimento aveva chiesto di conoscere se le ricevute dei versamenti per mezzo di un conto corrente postale dovessero essere sottoposte all’imposta di bollo nel caso di un pagamento superiore ai 77,47 euro. Appunto, l’Agenzia delle Entrate ha voluto sgombrare ogni ombra di dubbio, chiarendo che il bollo, in questo caso, non è mai dovuto, in quanto si tratta di una casistica rientrante nelle eccezioni introdotte dal D.P.R. 642/1972 che disciplina proprio questo tributo.

 

Documenti rilascio social card: nessuna imposta di bollo è dovuta

 L’imposta di bollo non può trovare applicazione in merito ai documenti richiesti per ottenere la carta acquisti, detta più comunemente social card. A farlo presente è stata l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione numero 130/E, pubblicata sul proprio sito Internet, in virtù del fatto che la richiesta della documentazione è assimilabile a quella di richiesta e di conseguimento dei sussidi. Ne consegue che non è dovuta l’imposta di bollo sui certificati nei quali si attesta la composizione del nucleo familiare del soggetto che richiede la carta acquisti, visto che la social card non è altro che uno strumento avente finalità chiare di prestazione assistenziale per il pagamento delle bollette della luce e del gas e per l’acquisto dei generi alimentari. La social card in Italia è già in possesso da parte di circa 600 mila cittadini, anche se l’attuale Governo in carica aveva previsto almeno il doppio delle adesioni; il beneficio, rispettati i requisiti di reddito e tutti gli altri previsti, è destinato agli over 65 ed ai bambini con un’età inferiore ai tre anni.

Tassa sui ricchi per garantire assegno di disoccupazione a precari

 Cosa si può fare per uscire indenni (il più possibile) dalla crisi? Come affrontarla? Qualcuno prontamente risponde: una tassa sui redditi alti per aiutare chi é più in difficoltà a causa della crisi. La proposta arriva dal segretario del Pd Franceschini che, immaginando la sua vita da premier elenca le tre iniziative che prenderebbe a favore dei cittadini meno agiati e più colpiti dalla recessione:
– un’assegno mensile di disoccupazione per il co.co.pro e chi poi perde il posto e passa a zero euro;
– una misura per le piccole imprese che garantisca l’accesso al credito e riduca l’acconto Irpef di giugno al 20%;
– una misura per i poveri assoluti, circa 1 milione di famiglie ovvero tre milioni di persone. Per questa ultima categoria Franceschini proporrebbe

Terzo “compleanno” per Europe Direct, la rete europea di informazione fiscale

 La rete Enterprise Europe ha recentemente festeggiato il suo terzo compleanno e si può affermare a ragione che si tratta di un compleanno allietato dal successo che ha caratterizzato nel corso del tempo l’iniziativa della Commissione Europea. L’obiettivo principe di questa rete di informazione fiscale, ma non solo, è quello di potenziare l’efficacia dei centri sul territorio e favorire la sinergia tra gli stessi. Si tratta ormai di una realtà consolidata e sono i dati a confermarlo: i 500 punti di contatto e i 4.000 esperti rappresentano infatti la più vasta rete europea di servizi per le imprese. Le tematiche di maggior interesse per i cittadini europei che vengono affrontate dalla rete riguardano ovviamente anche il settore fiscale e tributario. I 27 stati dell’Unione Europea possono ora beneficiare di una struttura di antenne locali, la cosiddetta “rete di informazione Europe Direct”, la quale ha il compito di diffondere in maniera capillare fatti e cifre relativi alle politiche dell’Europa, anche attraverso l’importante contributo delle università più importanti. Per quel che concerne l’Italia, informazioni a carattere fiscale riguardanti le politiche dell’Ue possono essere apprese nei 46 centri informativi dislocati nelle varie zone del paese.

 

Tasse e contributi: pressione fiscale troppo alta anche nel mondo calcistico

 Negli ultimi anni il nostro Campionato di Calcio di Serie A ha perso molti dei suoi talenti, i quali sono andati a giocare all’estero, così come portare in Italia un campione affermato è diventato sempre più difficile. E’ più facile che i fuoriclasse vadano a giovare in Spagna ed in Inghilterra piuttosto che nel nostro Paese, e quando si riesce a mettere a contratto qualche stella gli ingaggi richiesti sono così elevati che solo due/tre squadre di Serie A attualmente se li possono permettere. La causa di tutto ciò non è solamente legata ai soldi, che attualmente nel nostro calcio scarseggiano, ma anche ad una tassazione che rende l’Italia un Paese meno competitivo rispetto a Paesi come la Spagna e l’Inghilterra. A metterlo in evidenza nelle ultime ore, nel corso di un’intervista radiofonica, è stato anche l’attuale Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il quale ha sottolineato come per dare un netto di 100 ad un calciatore la società, tasse comprese, debba pagare in Italia oltre 200, mentre in paesi come Spagna ed Inghilterra su 100 netti dati al giocatore il club spende complessivamente tra i 130 ed i 140.

Compartecipazione: é una tassa sui disabili

 Le richieste delle famiglie dei disabili e delle associazioni che li assistono si sono fatte sentire. In questi giorni hanno protestato contro la norma che prevede una compartecipazione alla spesa per l’assistenza sanitaria delle persone disabili in strutture semi-residenziali o residenziali. La norma dovrebbe ancora essere accolta e l’auspicio é, come abbiamo appena detto, che non venga assolutamente approvata. La regione si schiera dalla parte dei disabili e delle loro famiglie: all’unanimità, il consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno con il quale la giunta promette di attivarsi per modificare la norma.

La ratio della norma era quella di colamre il deficit della sanità nazionale portando la Regione ad applicare il vecchio decreto ministeriale che prevede la compartecipazione alla spesa. In realtà la stessa regione si é opposta, definendo la norma una vera e propria tassa sulla disabilità.

La mancata comunicazione del cambio di indirizzo non viola il contraddittorio

 La Corte di Cassazione, con una recente sentenza dello scorso 11 maggio (per la precisione si tratta della sentenza numero 10702) è intervenuta per disciplinare i casi in cui il ricorrente non adempia all’onere della comunicazione delle successive variazioni del suo indirizzo: tale evento infatti comporta l’impossibilità di effettuare la notifica da parte della commissione tributaria. La corte ha precisato che la notifica dell’atto presso la commissione viene consentita anche in questo caso, una volta terminati gli inutili tentativi di consegna e non comporta pertanto la violazione del principio di contraddittorio. La sentenza è nata dall’impugnazione di un avviso di accertamento, tramite il quale l’Agenzia delle Entrate era entrata in contrasto con una società in accomandita semplice a cui erano state contestate indebite detrazioni dell’Iva dopo il riscontro da parte della Guardia di Finanza di fatturazioni riguardanti false operazioni commerciali. L’appello presentato dalla stessa Agenzia non era andato a buon fine dato che risultavano alcuni fatti particolari: anzitutto, il difensore domiciliatario non era più iscritto all’albo, lo stesso liquidatore era irreperibile e non risultava alcun esercizio di attività imprenditoriale presso la società.

 

Contribuenti minimi: pronto il codice tributo per versare l’imposta sostitutiva

 L’Agenzia delle Entrate ha predisposto il codice tributo attraverso il quale i contribuenti minimi, riguardo ai redditi da ricavi/compensi conseguiti lo scorso anno dall’esercizio dell’attività, potranno provvedere al versamento dell’imposta sostitutiva così come prevede il regime agevolato introdotto in via opzionale per alcune classi di contribuenti, con basso giro d’affari, con la Legge Finanziaria 2008. Il codice tributo per il versamento dell’imposta sostitutiva sui redditi, nella misura del 20%, è “1800” da utilizzare per i versamenti o per le compensazioni, rigorosamente con trasmissione telematica, con il modello F24; la messa a punto del codice tributo è susseguente alla pubblicazione della risoluzione numero 127/E, messa a disposizione dei contribuenti per la lettura sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate nella apposita sezione “Circolari e Risoluzioni”. A fronte del pagamento di una “cedolare secca” al 20% sulle tasse, i contribuenti minimi possono usufruire di tutta una serie di agevolazioni che può garantire anche risparmi di imposta non trascurabili rispetto al regime “classico”.

Agenzia delle Entrate: adeguamenti con Gerico 2009

 Il sito Internet dell’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione il software Gerico 2009 che consente il calcolo delle congruità per gli studi di settore in vigore per il periodo d’imposta 2008. Novità quindi nel software per quanto riguarda l’analisi della normalità economica e i valori di adeguamento agli studi di settore. Gerico segnala i casi in cui si adeguano le soglie di normalità economica in considerazione della crisi per la quale si concede uno “sconto sulle tasse” stimato intorno al 5%. Inoltre, gli stessi correttivi, dovrebbero impattare in modo differenziato per area territoriale.

Tuttavia lo stesso Ministro dell’Economia Giulio Tremonti ammette:

Ecco i principi alla base della ritenuta degli utili delle società non residenti

 La circolare 26/E dell’Agenzia delle Entrate ha messo in luce alcuni chiarimenti riguardanti le modifiche normative che la Finanziaria 2008 ha apportato al regime fiscale dei dividendi in uscita: il chiarimento più importante si riferisce ai dividendi corrisposti a società ed enti residenti nell’Ue, per i quali non vige alcuna presunzione in base a cui gli utili distribuiti si considerano formati in via prioritaria entro l’esercizio in corso al 31 dicembre 2007. L’intento della legge finanziaria era principalmente quello di portare degli adeguamenti al regime italiano delle ritenute sui dividendi in uscita in conformità a quanto dispongono i principi proprio dell’Unione Europea. In particolare, si è provveduto ad eguagliare il carico tributario che grava sui dividendi corrisposti ai soggetti che risiedono all’interno dell’Ue a quello che invece è corrisposto per gli utili a soggetti residenti. La ritenuta deve essere applicata su dividendi e strumenti considerati simili alle azioni dal punto di vista fiscale, ma anche su proventi da contratti di associazione in partecipazione.

 

Fisco e lavoro: uno “studio di settore” anche per i dipendenti?

 Quest’anno gli studi di settore saranno “più leggeri” per effetto della crisi finanziaria ed economica che ha in molti casi fatto letteralmente crollare i fatturati delle imprese, in particolar modo quelle medie e piccole; e non a caso la versione 2009 di “Gerico” prevede in materia di calcolo presunto dei compensi e dei ricavi un approccio meno severo in virtù dell’introduzione dei correttivi anticrisi. In questo modo, quindi, potrà essere ridotto il carico fiscale sui dati che scaturiscono da Gerico per il professionisti, le PMI ed i lavoratori autonomi, ma soprattutto si evita che buona parte delle imprese che rientrano negli studi vadano a dichiarare compensi e ricavi non conformi con l’innesco di una raffica di contraddittori pronti a sfociare in procedure di accertamento con costi ed oneri a carico sia dell’Amministrazione finanziaria, sia dell’impresa. Ma se i lavoratori autonomi sono stati agevolati con la revisione degli studi di settore, quali sono invece i vantaggi da poter offrire ai lavoratori dipendenti che di certo non se la passano tanto meglio?