Una buona famiglia è l’ornamento della città, dice un antico proverbio italiano: ma nel caso in questione, c’è stato un vero e proprio ribaltamento del detto popolare, con la città che non si vanta certo del nucleo familiare. Tutto è nato da un indagine condotta dagli ispettori dell’Agenzia delle Entrate. La nostra amministrazione finanziaria, più precisamene la direzione di Parma, è riuscita ad appurare una vendita in nero da parte di una società emiliana, con i soci che erano pronti a versare il denaro fatturato in nero sui conti correnti dei propri congiunti. Si è trattato, nello specifico, di un caso che ha riguardato un’azienda attiva in prevalenza nella produzione e commercializzazione degli articoli in plastica, ovviamente da diffondere nel capoluogo di provincia e nell’intero hinterland.
Che cosa è emerso di preciso? Il controllo è stato molto accurato e ha consentito all’Erario di riscuotere una somma non indifferente, circa 350.000 euro, i quali erano stati evasi al Fisco; c’è comunque da precisare che la vicenda è venuta a galla grazie a un’altra verifica aziendale, ma sempre nella medesima zona. La Direzione Provinciale ha portato alla luce questo commercio illegale di materie plastiche, il quale era stato posto in essere tra l’azienda che è stata ispezionata per prima e quella su cui si sono poi concentrate le maggiori attenzioni.
Appare evidente come questa vicinanza dal punto di vista geografico fosse un incentivo incredibile alla fatturazione in nero, con le due società coinvolte che trasferivano le forniture e le varie scorte nel corso della notte. L’inchiesta si è poi avvalsa di conferme fondamentali da parte delle indagini finanziarie: i conti correnti aziendali sono stati inequivocabili, i soci e le loro famiglie hanno nascosto alle Entrate una maggiore imposta per quel che concerne il biennio 2005-2006. Il ravvedimento ha comunque già avuto luogo, con un versamento in un’unica soluzione di quanto dovuto, a cui si sono aggiunte altre sanzioni pecuniarie (64.000 euro).