Non manca di intervenire nella discussione “Iva o non Iva” anche il quotidiano dei Vescovi ‘l’Avvenire’, il quale non risparmia suggerimenti al governo Monti in merito al pacchetto di misure che il Governo varerà lunedì, puntando alla successiva approvazione parlamentare in due settimane. Sembra quasi che i preti ne sappiano di più dei governatori e nel contesto attuale, fatto di incertezze e volatilità non ci sarebbe da stupirsi. Fatto sta che dalla Cei arriva una proposta più calmierata, che potrebbe essere la soluzione per molti, forse.
Una calibrata patrimoniale sarebbe meglio dell’Iva. Le tasse e le imposte – si legge sul quotidiano della Cei – sono le colone portanti del patto sociale di uno Stato: non sono quindi mai faccende tecniche ma sempre eminentemente e squisitamente politiche. L’Italia riprenderà la sua corsa e il suo posto nel mondo solo se sarà capace di riaccendere nelle persone entusiasmi, desideri e fame di futuro. La politica può fare molto, lavorando sulla percezione di equità delle leggi e di una riforma fiscale. L’Iva sui consumi la pagano il milionario e la famiglia numerosa, il disoccupato e lo speculatore finanziario. Il Governo deve allora tenere ben presente che, come scriveva l’economista veneziano del settecento Giammaria Ortes, ‘la ricchezza di un popolo è la sua gente’. E creare quindi le condizioni perchè questa ricchezza produca tutti i suoi frutti.
Sarebbe comunque una scelta non facile quella del popolo italiano: una patrimoniale oppure l’aumento della tassa sui consumi? Quali sarebbero le conseguenze dell’una o dell’altra imposizione? Potrebbe essere introdotto un riequilibrato rapporto tra la tassazione dei redditi e quella dei patrimoni, che anche in Italia e’ non é del tutto equilibrata (e va a svantaggio dei redditi). E’ comunque una scelta che non spetta ai cittadini, e sulla quale il nuovo esecutivo si sta fronteggiando da settimane, tra maggioranza e opposizione.