Non è certo incoraggiante sapere che ben il 32% degli scontri fiscali e delle ricevute che sono state controllate dalla Finanza nei primi cinque mesi di quest’anno in Piemonte sono irregolari: queste stime e questi numeri così eloquenti sono stati resi noti nelle ultime ore dalla stessa GdF, la quale ha celebrato i 238 anni dalla fondazione del corpo in questione. Nel periodo di tempo compreso tra gli scorsi mesi di gennaio e maggio, infatti, le Fiamme Gialle sono dovute intervenire in ben 113mila occasioni, mentre i patrimonio illeciti che sono stati sequestrati ammontano a quasi sedici milioni di euro, una cifra non certo insignificante.
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Bisogna comunque sottolineare anche le adesioni che sono giunte in maniera spontanea, le quali hanno consentito un recupero tributario importante, vale a dire 7,5 milioni di euro. I fatti si riferiscono a evasione fiscale di stampo internazionale, con molte aziende che presentavano una residenza fittizia all’estero, ma anche il cosiddetto insider pricing e molte manovre che avevano a che fare con l’elusione.
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In aggiunta, vi sono state due fondamentali operazioni volte a stroncare le frodi fiscali nella regione settentrionale: si tratta di quelle che hanno avuto luogo a Vercelli (una truffa da ben cento milioni di euro che ha coinvolto l’Imposta sul Valore Aggiunto), oltre a quella relativa a due città, Imperia e Torino, con una frode di svariati milioni di euro e con il settore edile in primo piano. In conseguenza di tutto ciò, le denunce per i vari reati contestati (bancari, finanziari e societari in primis) sono state ben 114, a fronte di sedici arresti complessivi. Dunque, i furbetti piemontesi sono stati numerosi e la Finanza non può distrarsi un attimo, visto che, nonostante l’intensificarsi delle operazioni, i reati ci sono sempre. Nel complesso, i danni provocati all’Erario sono stati pari a quarantadue milioni di euro.