Il federalismo fiscale è utile oppure no? Le opinioni, le idee e le interpretazioni che esistono a tal proposito sono davvero tantissime e rendono la comprensione del fenomeno fin troppo difficile: è quindi necessario fare chiarezza e ponderare in modo adeguato pregi e difetti. Di solito, gli aspetti prevalenti sono quelli positivi, in particolare quando si fa riferimento ai rapporti tra governanti e governati, oltre ai servizi da offrire. Uno dei pregi del federalismo fiscale è senza dubbio quello di rendere ancora migliore l’efficienza delle comunità, focalizzando la propria attenzione sulle conoscenze degli enti locali. In aggiunta, esso dovrebbe consentire di controllare in maniera più efficace le esigenze dei cittadini, il tutto con l’obiettivo di ricercare la democrazia.
Tra l’altro, non si può dimenticare nemmeno la concorrenza che viene instaurata tra i vari enti in gioco, una possibilità ottima per comprendere quelli che sono più virtuosi dal punto di vista tributario. Come in tutte le cose, però, vi sono anche degli svantaggi che vanno citati. Il primo riferimento non può che andare alle poche conoscenze tecniche di tasse e imposte che possono avere i governi di stampo locale, magari incapaci di dar vita a politiche di bilancio conformi a quanto necessario. C’è poi da aggiungere che con il federalismo e il decentramento fiscale si potrebbe rischiare di favorire esclusivamente alcuni gruppi piuttosto che i singoli utenti come sarebbe più opportuno.
Le conclusioni sono piuttosto evidenti. La riforma è importante, ma nell’immediato non sembra ancora attuabile come si vorrebbe: in effetti, tale legge prevede dei meccanismi di perequazione destinati agli enti che presentano una minore capacità fiscale, ma non si sta tenendo conto delle differenze culturali e storiche delle varie regioni del nostro paese. Il rischio più concreto è che con il federalismo fiscale si creino delle diversità insanabili tra Nord e Sud, con degli squilibri che potrebbero rovinare il sistema.
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