Insieme alla crisi economica che ha portato “inevitabilmente” ad aumentare la pressione fiscale, corre parallelamente un altra crisi, quella ambientale. Da diversi anni ormai il dibattito è al centro dell’attenzione; il livello di inquinamento dell’uomo potrebbe essere insostenibile per l’ambiente nel lungo termine (ma neanche troppo lungo) e per questo motivo che il settore delle rinnovabili è tra il più discusso in Borsa per gli anni che verranno.
La scommessa di ridurre l’impatto sull’ambiente nasce come una questione morale, ma visti i tempi che corrono il Governo sta pensando di unire l’utile al necessario; se da un lato ridurre le emissioni è utile per preservare il benessere del pianeta (e dei suoi abitanti) dall’altro è necessario incrementare le entrate dello Stato per far fronte al periodo difficile che stiamo attraversando.
Mentre convincere le persone a non usare l’auto potrebbe essere un’impresa, l’idea di tassare il possesso di un’auto in base al suo impatto ambientale potrebbe avere successo; l’addizionale progressiva incrementerebbe le entrate dello Stato ma sopratutto disincentiverebbe l’uso dei trasporti personali a favore di quelli pubblici, che nei grandi centri abitati potrebbe fare la differenza in termini di vivibilità delle città (basti pensare al tenore di vita a Milano, diventato insostenibile negli ultimi 20 anni).
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L’altra proposta è invece sullo smaltimento dei rifiuti; l’ecotassa era presente nel DL Ambiente ma è stata poi eliminata, e consiste in 50 euro per ogni tonnellata di rifiuti smaltiti per un totale di 750 milioni di euro all’anno di entrate.
La “nuova frontiera” delle tasse potrebbe essere proprio questa; dopo aver trovato tutte le scuse possibili per “spillare” soldi ai cittadini, il Governo ha pensato di seguire per una volta una strada minimamente etica e morale, che oltre ad incrementare le entrate dello stato (e la pressione fiscale) può anche portare nel medio-lungo termine ad un miglioramento delle condizioni nel rapporto tra uomo e pianeta.
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