La tassa sulla residenza non s’ha da fare, parafrasando una delle più celebri frasi dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni: si tratta dell’imposta che era stata ipotizzata da Adelio Zeni, primo cittadino di Puegnago del Garda, piccola cittadina in provincia di Brescia, una misura che aveva sin da subito scatenato molte polemiche. In effetti, è dovuta intervenire perfino la Prefettura bresciana per richiedere un ripensamento a tal proposito, in modo da far perdere qualsiasi effetto alle disposizioni in questione. Il quotidiano Repubblica aveva subito posto l’allarme su tale tributo, tanto che poi l’ufficio territoriale del governo non ha tardato a farsi sentire. Ma perché tante critiche su questa tassa?
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In pratica, essa prevede che i cittadini debbano pagare un balzello per ottenere il loro certificato di residenza, ma si tratta di un qualcosa che è nettamente contrario alle norme che attualmente sono in vigore su questa materia. Zeni ha quindi subito le critiche e precisato che la tassa non sarà più introdotta nel modo appena spiegato, più che altro si provvederà a modificare alcuni aspetti rilevanti e a eliminare quelli più critici per quel che concerne l’applicazione e l’interpretazione. A dire la verità, comunque, le criticità applicative che sono state menzionate non erano altro che le righe della delibera approvata dalla giunta comunale.
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La tassa sulla residenza avrebbe richiesto ben ottanta euro a ogni cittadino che avesse richiesto il trasferimento nel paese lombardo; la cifra sarebbe invece scesa a venti euro per i cambiamenti di indirizzo. In aggiunta, vi sarebbero stati molti problemi legati alla burocrazia. Le proteste dei cittadini e delle opposizioni hanno però ottenuto una conquista importante. In particolare, si era sottolineato il fatto che una imposta simile avrebbe soltanto consentito alla giunta di incassare nuovi introiti, senza tenere conto degli altri adempimenti relativi agli immobili.