La Local Tax dovrebbe sostituire una serie di imposte comunali. Questo “passaggio di consegne” sarebbe funzionale a portare un’unica soluzione pari a 26 miliardi di euro nelle tasche di ogni singolo Comune italiano.
A sostenerlo è la Cgia di Mestre, la quale ha realizzato un elenco delle tasse principali in seno a ogni Comune, associandole ai gettiti relativi. Essi potrebbero essere rimpiazzati dalla stessa Local Tax. I sindaci dovrebbero iniziare ad applicarla a partire dal prossimo anno:
Tra Imu e Tasi (21,1 miliardi di euro), l’addizionale comunale Irpef (4,1 miliardi di euro), l’imposta sulla pubblicità (426 milioni di euro), la tassa sull’occupazione degli spazi e aree pubbliche (218 milioni di euro), l’imposta di soggiorno (105 milioni di euro) e l’imposta di scopo (14 milioni di euro), il gettito totale si aggira sui 26 miliardi di euro: soldi che i sindaci dovrebbero incassare con la local tax.
Naturalmente, come sottolinea la Cgia, ci si trova ancora nel campo delle ipotesi: certezze non ce ne sono. Tuttavia, le indiscrezioni che sono emerse in questi ultimi giorni, a seguito del “question time” alla Camera tenutosi mercoledì scorso e guidato dal ministro Padoan, lasciano pensare che dal prossimo primo gennaio l’Imu, la Tasi, l’addizionale comunale Irpef e una serie di piccole imposte minori dovrebbero andare definitivamente in cantina per lasciare il dovuto spazio alla “tassa unica”.
Il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, ritiene che semplificando la tassazione comunale sarebbe più agevole pagare le tasse. Le imprese e i cittadini sono da tempo orientate a rendere realtà questa ipotesi. Tuttavia, oltre a semplificare la tassazione sarebbe necessario diminuire il peso delle imposte. Dal 2011, ultimo anno di Ici per i contribuenti, la tassazione sulle botteghe, sui piccoli negozi e uffici ha fatto registrare un’incredibile impennata per via dell’introduzione di Imu (prima) e Tasi (poi).