Non tutti hanno gradito ritrovarsi in busta paga il bonus da 80 euro targato Matteo Renzi. Infatti quando qualcuno si è ritrovato a leggere al rigo “Credito dl 66/2014” del proprio cedolino del mese di maggio la cifra degli 80 euro ha avuto più che felicità paura, capendo immediatamente che era il bonus Renzi, dato il grande rilievo dato alla notizia da stampa, radio, tv e siti. Paura della restituzione. Infatti per chi ha un reddito di 24 mila euro lordi annui, è fuori target. Non dicendo niente, a dicembre andranno restituiti indietro 640 euro e non è possibile permettersi, con mutui e figli, Tasi e tasse varie, di ridarli tutti insieme.
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Chiedendo delucidazioni in merito viene fuori che a maggio il “reddito presunto annuo”, il principio fondamentale utilizzato dalle aziende per assegnare o meno il bonus, era ancora nella fascia giusta. Entro i 24 mila euro. E comunque sta all’interessato comunicare se il bonus spetta o meno.
In ogni caso ad aver trovato a sorpresa il bonus non dovuto nello stipendio ci sono molti lavoratori precari: cocopro, tempi determinati, part-time. Ma in questi casi, come spiega molto chiaramente la circolare dell’Agenzia delle entrate datata 28 aprile 2014, è compito del dipendente indicare l’esistenza o meno di più contratti e quindi di altre fonti di reddito. Unendo più entrate da datori di lavoro diversi, l’asticella può facilmente oltrepassare il limite massimo oltre il quale il bonus non compete. E in ogni caso dopo qualche mese l’accredito finisce, se non dovuto, e le somme incassate saranno tolte in sede di conguaglio a dicembre.