Nei prossimi giorni sentiremo parlare ancora molto del redditometro, visto che l’Agenzia delle entrate attendeva il termine della campagna elettorale per comunicare in modo dettagliato il suo funzionamento e dare le ultime direttive. Al massimo entro i primi giorni di marzo, l’Agenzia delle entrate stabilirà le liste dei contribuenti che saranno sottoposti ad ispezione fiscale.
I contribuenti a rischio sono quelli che hanno fatto spese non in linea con la loro dichiarazione dei redditi, e per l’acquisto di beni come immobili, auto e azioni si considererà la spesa divisa in parti uguali per cinque anni – l’anno accertato ed i quattro precedenti.
Pochi giorni fa, a sorpresa, è giunta da tribunale di Napoli una sentenza che definisce il redditometro illegittimo, fondando l’illegittimità sia nella nostra carta costituzionale (in particolare l’articolo 2 secondo cui “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”), sia nella carta fondamentale dei diritti Ue. La denuncia è partita da un contribuente ha dichiarato che il nuovo strumento di controllo fiscale priva lo stesso e la sua famiglia del diritto alla privacy.
Ricordiamo ancora una volta che tutte le voci del redditometro sono 100: dall’acquisto dei libri per i figli, alle spese per la palestra, passando per l’abbonamento alla pay tv, L’Amministrazione finanziaria ha deciso di ricorrere in appello, ma si auspica che anche gli alti vertici della politica inizino a considerare il redditometro più uno strumento di repressione fiscale, che di mero controllo e accertamento.
Le uniche spese Istat che verranno analizzate saranno quelle relative al reddito consumato, cioè le spese per vivere e mangiare. A questo proposito c’è da fare una precisazione: il fisco prenderà in considerazione tali spese solo per investimenti e consumi di grosso valore.
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