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Il Regno Unito è pronto a intervenire sulla tassa aeroportuale

 La Gran Bretagna è pronta a seguire l’esempio di Grecia e Irlanda per quel che riguarda la cosiddetta “airport tax”, la tassa aeroportuale: si tratta di una misura che si è ormai resa necessaria per sostenere adeguatamente il turismo, in particolar modo il settore in questione, così duramente colpito dalla crisi economica e dal conseguente calo dei passeggeri. È proprio per questi motivi che molte nazioni stanno provvedendo a ridurre, se non ad eliminare, questo specifico tributo. In altri casi, invece, gli interventi sono stati improntati al rialzo. Volendo essere più precisi, c’è da dire che la Grecia ha adottato tale restrizione fiscale da circa un mese e che il provvedimento rimarrà in vigore per tutta la durata del 2011. In Germania, invece, è stato l’ambiente a giustificare l’intervento, visto che l’Aviation Tax Act rappresenta un’imposta turistica finalizzata a contrastare gli effetti dell’inquinamento del trasporto aereo (si va da una tariffa minima di otto euro fino a un massimo di quarantacinque).


E come agirà il Regno Unito? In questo caso c’è un precedente di rilievo, vale a dire la tassa per finanziare i progetti contro le emissioni di anidride carbonica in atmosfera: dal 2010, infatti, si applica una sterlina in più per quel che concerne i voli che prevedono distanze non eccessive, fino ad arrivare alle quindici sterline necessarie per le lunghe distanze.

Anche il governo di Londra ha avviato i propri provvedimenti tributari con intenti ambientalisti, ma poi sono subentrate anche altre ragioni: la movimentazione dei bagagli, l’assistenza relativa al volo, il carburante, la cosiddetta tassa di solidarietà (utilizzata per i paesi del Terzo Mondo e che varia a seconda della classe che viene prenotata) e la tassa locale (quella che si deve ai comuni ubicati in prossimità degli aeroporti) rappresentano tutte voci comuni in questo senso, a conferma che le misure britanniche andranno a riguardare una serie molto ampia di settori.