La rivoluzione fiscale bipartisan, nel compromesso raggiunto Obama e i repubblicani vengono prolungati gli sgravi fiscali dell’era Bush anche per i ricchi oltre 250.000 di reddito annuo ma Obama taglia una tassa anche per chi lavora come dipendente: la ritenuta alla fonte della Social Security, cioè l’equivalente degli oneri sociali, cala subisce un calo, precisamente dal 6,2 al 4,2%. Così il presidente Usa, Barack Obama, annuncia di aver raggiunto un accordo di compromesso con i Repubblicani per estendere di due anni i tagli fiscali dell’era Bush. Un programma che prolunga nel tempo i tagli non solo per le famiglie della classe media, ma anche per gli americani più ricchi.
Dopo varie discussioni in queste ultime settimane e dopo incontrato i leader Democratici alla Casa Bianca, Obama ha annunciato l’accordo “di programma” con i Repubblicani che prolunga quindi i tagli alle tasse non solo per la classe media (come lui e il suo partito avevano indicato) ma anche per gli americani più facoltosi. La versione “di sinistra” avrebbe voluto sgravi solo al di sotto di 250.000 dollari, ma il presidente sa che per avere l’approvazione al Senato prima di Natale accettare per almeno due o tre anni che gli sgravi si applichino anche al di sopra di quella soglia.
Ridotta anche l’imposta di successione, dal 55% al 35% con una soglia di esenzione di 5 milioni di dollari. Il presidente ha sottolineato di avere fatto alcune concessioni, perché é necessario arrivare ad un accordo prima che il Congresso affronti la riforma, in modo da impedire un aumento della pressione fiscale sulla classe media dopo il 31 dicembre, quando scadranno tutti le agevolazioni fiscali dell’era Bush. Tuttavia l’intesa potrebbe trovare resistenze tra alcunidemocratici che considerano troppo estese le concessioni ai repubblicani. I democratici si sono detti delusi dal cedimento di Obama ai Repubblicani senza ottenere in cambio niente di consistente. Insorgono i delusi: “ridateci il NOSTRO Obama”, e su internet viene lanciata una raccolta di fondi per campagne di denuncia dei singoli parlamentari che lavorano per i ricchi.
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