I dati relativi alla recente sanatoria su colf e badanti extracomunitari senza permesso di soggiorno confermano una realtà incontrovertibile: a nove giorni dall’avvio della regolarizzazione, il ministero dell’Interno ha diffuso le cifre che si riferiscono all’invio telematico delle domande. Si tratta di una partenza a dir poco lenta, anche se il ministero preferisce utilizzare l’aggettivo “dolce”. Quello che è certo, al di là delle differenze grammaticali, è che il raggiungimento della soglia minima che ci si era prefissati (500.000 domande) è ancora troppo lontano: a maggior ragione è lontano anche l’obiettivo massimo dei 750.000 invii sempre annunciati dal Viminale. Fino a questo momento si possono contare, in effetti, solo 46.095 domande, senza alcuna accelerazione nel ritmo di invio, visto che sin dal primo giorno il trend si è mostrato subito al rallentatore. I moduli scaricati risultano invece 70.779, ma in compenso si può essere soddisfatti del fatto che il riscontro delle ricevute risulta in perfetto ordine.
Quali sono i motivi che hanno influenzato questa tendenza? Sicuramente, c’è il dubbio, già paventato al debutto della sanatoria, che le domande siano troppo poche rispetto alle attese, ma soprattutto c’è da sottolineare che il limite di reddito (20.000 euro), le 20 ore minimi settimanali richieste dal datore di lavoro e la richiesta agli anziani che sono autosufficienti hanno costituito un vincolo inaspettato. Inoltre, si ha anche a che fare con i conti delle famiglie, il cui ammontare non è indifferente: sommando i 500 euro di forfait per sanare il lavoro in nero e i contributi da corrispondere all’Inps, i sindacati hanno stimato che ogni datore deve versare in media ben 1.000 euro.
Lo stato si attende molto da questa sanatoria, visto che potrebbe incassare oltre 1,2 miliardi per il primo anno di lavoro tra tasse e contributi vari: il rischio di un fallimento c’è, ma il ministero si è detto sicuro che la maggior parte delle domande comincerà ad arrivare verso la seconda metà di settembre.
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