Il codice Pin fornito dall’Inps (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) è la consueta serie alfanumerica che serve per accedere a tutti i servizi che si possono utilizzare all’interno del portale dell’ente: come è facile intuire, si tratta di una apposita stringa che è composta da sedici caratteri e che va associata necessariamente al codice fiscale del soggetto che ne fa richiesta (vedi anche Inps: le novità telematiche per il versamento dei contributi). I servizi che vengono offerti, come è normale che sia, sono diversificati a seconda della tipologia dell’utente.
Ma quando scade esattamente il codice in questione? Anzitutto, bisogna avere qualche accorgimento nella scelta. Ad esempio, è sempre preferibile evitare di utilizzare il proprio nome o il cognome, ma c’è anche da dire che non si possono inserire otto caratteri in sequenza del proprio codice fiscale, altrimenti sarebbe troppo semplice accedere a questo dato segreto. Inoltre, è consentito usare solamente i caratteri alfanumerici, senza alcuna distinzione per quel che concerne le maiuscole e le minuscole. Si tratta di accorgimenti molto utili quando si deve procedere con la scelta del secondo Pin. Scadenze vere e proprie non ne esistono, ma è obbligatorio modificare il codice di cui si sta parlando almeno ogni tre mesi.
Tra l’altro, dettaglio non certo da trascurare, una volta che sono trascorsi sei mesi di inattività e di mancato utilizzo del codice Pin, quest’ultimo verrà disattivato in maniera automatica. Anche la gestione ex Enpals è ovviamente coinvolta da questo punto di vista. La richiesta e la successiva modifica variano a seconda del tipo di utente, come accennato in precedenza. In particolare, quando si tratta di un lavoratore o di un lavoratore autonomo o di un pensionato, la richiesta avviene direttamente dalla sezione denominata “Richiesta Pin Online” del portale dell’Inps. Di conseguenza, l’accesso a uno qualsiasi dei servizi fruibili dal web verrà consentito solo e soltanto se in possesso della stringa rilasciata.