Nel nostro Paese, anche a seguito del tragico terremoto in Abruzzo, è in corso un dibattito che sta coinvolgendo la maggioranza di Governo, l’opposizione, ma anche i Sindacati riguardo alle modalità con cui reperire le risorse necessarie per garantire in breve tempo la ricostruzione delle case nei Comuni della Regione colpite dal sisma. Ebbene, tra le soluzioni allo studio c’è quella relativa allo scudo fiscale, quel meccanismo “incentivante” grazie al quale i capitali “fuggiti” all’estero potranno rientrare in Italia. Con lo scudo fiscale, infatti, i capitali rientranti godrebbero di una tassazione di favore, paragonabile ad una “sanatoria”, e lo Stato potrebbe incassare risorse anche ingenti da destinare alle popolazioni terremotate. Favorevole allo scudo fiscale è tra l’altro anche Gianni Chiodi, Presidente della Regione Abruzzo, in virtù del fatto che in questo modo si potrebbero reperire con rapidità fondi per la ricostruzione senza pesare sulle tasche dei cittadini/contribuenti.
Ma per il reperimento di risorse arrivano anche proposte aggiuntive come quella dell’UDC che, unitamente allo scudo fiscale, propone un prelievo dall’IRPEF, una tantum e pari all’1%, sui redditi superiori ai 120 mila euro. Ma il partito di Pier Ferdinando Casini propone anche la messa a punto di obbligazioni speciali, denominate “Abruzzo Bond“, e sottoscritte dalla Cassa Depositi e Prestiti.
La soluzione dello scudo fiscale per reperire risorse a favore dei terremotati non è però sostenuta dall’opposizione, la quale ritiene che si rischia una “maxi-sanatoria” a vantaggio di chi, invece, per riportare in Italia i capitali dovrebbe pagare il giusto e non una tassazione fortemente agevolata. Più morbida, sul fronte sindacale, è invece in merito la posizione della UIL; il leader Luigi Angeletti, infatti, non è contrario allo scudo fiscale ma a patto che i capitali che rientrano non vengano investiti in attività finanziarie di alcun tipo, neanche in titoli di Stato.
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