La cancellazione dal registro delle imprese estingue la società

 Il registro delle imprese relativo alle società di capitali del nostro paese non ha ormai più alcuna ragione di esistere, visto che proprio di recente è stata disposta la sua cancellazione. Si tratta comunque di una fattispecie che ha dei fondamentali risvolti dal punto di vista del bilancio e del fisco: cerchiamo di capirne i motivi. In effetti, la scomparsa dello stesso registro porta, come conseguenza principale, anche l’estinzione delle società, le quali, in tal modo, non hanno più l’obbligo di rispondere in proprio per le obbligazioni che avevano contratto in precedenza. Questa decisione si riferisce a una sentenza di quest’anno della Corte di Cassazione, per essere più precisi la numero 4062 dello scorso 22 febbraio. In particolare, questa pronuncia della Suprema Corte ha stabilito che, prendendo come riferimento normativo l’articolo 2495 del codice civile, il cui secondo comma sancisce appunto l’estinzione della società nel momento immediatamente successivo alla cancellazione.

Cartelle di pagamento: sono nulle se manca la motivazione

 La sentenza 8071 che la Corte di Cassazione ha provveduto a pubblicare di recente ha messo in luce dei fondamentali chiarimenti per quel che concerne il trattamento fiscale delle cartelle di pagamento esattoriale; in particolare, la suprema Corte è intervenuta per disciplinare in modo adeguato un ricorso che era stato presentato da un contribuente, dato che a quest’ultimo era stata applicata una determinata sanzione pecuniaria, ma senza specifiche motivazioni a supporto. Bisogna in effetti ricordare che quando si parla delle cartelle di pagamento in ambito tributario, è necessario un obbligo di motivazione, soprattutto quando, così come è accaduto nella fattispecie giudicata in tal caso, il soggetto che è tenuto a effettuare il versamento non è a conoscenza delle ragioni dell’irrogazione stessa.

La Cassazione giudica inammissibile il ricorso per imposte diverse

 Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha messo in luce il modo con cui disciplinare tutte quelle sentenze che si riferiscono a delle imposte e a degli anni differenti, nel momento in cui il contribuente presenta il proprio ricorso: quest’ultimo, in pratica, non è ammissibile, ma cerchiamo di capire i motivi di un tale pronunciamento. Tutto era nato da un ricorso di una società di persone contro una Commissione Tributaria Regionale in merito agli accertamenti di Ilor, Irpeg ed Iva; la stessa società aveva preteso di riunire le cause proprio in commissione, ma da questa era giunto il diktat circa una decisione da effettuare con delle sentenze separate. Un ricorso cumulativo, in effetti, è consentito soltanto quando la soluzione per ogni tipo di sentenza viene a dipendere dalle medesime questioni di diritto che sono comuni a tutte le cause, al fine di porre in essere un giudizio da rilevare in ogni controversia. Nel caso in questione, invece, mancavano l’identità del collegio atto a giudicare e l’identità della struttura argomentativa.

 

Tarsu: a Roma nuovi aumenti

 La tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, abbreviata in TARSU, è applicata sulla base del costo totale del servizio di raccolta e successivo smaltimento dei rifiuti e usa come parametro la superficie dei locali. La tassa è pagata al Comune per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, oltre che di spazzamento delle strade pubbliche.

Dall’anno prossimo a Roma per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti si pagherà di più. Lo si legge nel documento di programmazione finanziaria 2010-2012 messo a punto dal nuovo assessore comunale al Bilancio, Maurizio Leo:

Usa: una tassa sui cellulari aziendali

 Siete dei dipendenti e per lo svolgimento del vostro lavoro é indispensabile un cellulare? Aumentano infatti le aziende che dispongono i propri dipendenti di un telefono aziendale da utilizzare ovviamente per telefonare clienti, fornitori, l’azienda. Eppure c’è sempre qualcuno che lo usa per motivi personali. Fate attenzione perchè potreste perdere il lavoro. Nel dispositivo della sentenza n. 15334 della Corte di Cassazione sez. Lavoro si legge che l’utilizzo del telefonino aziendale per motivi personali può legittimamente essere sanzionato con l’espulsione dal lavoro

per un grave inadempimento contrario alle norme della comune etica o del comune vivere civile.

Brevetto decaduto se non si paga la relativa tassa

 Cosa avviene se l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi comunica al titolare del brevetto per invenzione industriale che non risultavano pagate annualità relative alla tassa e pertanto lo invitava copia dei pagamenti effettuati? Innanzitutto se non avete pagato la tassa andate incontro a perdita del diritto di esclusiva al brevetto. La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione (Sent. n. 10219/2009) ha infatti stabilito la perdita del brevetto dovuta a ritardo, da parte dell’azienda, nel pagamento della relativa tassa:

L’art. 47 del r.d. 1127/39 stabilisce che la tassa annuale deve essere pagata anticipatamente entro il termine corrispondente a quello in cui è stata depositata la domanda e, trascorso detto termine, il pagamento è ammesso nei sei mesi successivi, con l’applicazione di una soprattassa. In caso mancato rispetto di quest’ultimo termine, l’art 55 del regio decreto stabilisce la decadenza dal brevetto.

Codacons avvìa ricorso rimborso Iva: i tempi potrebbero essere lunghi

 Il Codacons ha annunciato d’aver avviato l’azione collettiva a tutela dei cittadini italiani in merito all’imposta sul valore aggiunto (IVA) pagata sinora dai cittadini sullo smaltimento dei rifiuti. Il Codacons si schiera quindi dalla parte dei cittadini aiutandoli a far valere i propri diritti per il risarcimento dell’IVA pagata in maniera illegittima. La ratio dell’iniziativa è una sentenza della Corte di Cassazione che, in linea con l’orientamento comunitario, ha stabilito che

il corrispettivo che i cittadini devono pagare per la raccolta e smaltimento dei rifiuti – afferma il Codacons – è una tassa e non una tariffa. Se fosse una tariffa l’Iva sarebbe applicabile, ma essendo una tassa questo non è legittimo! Afferma infatti la Corte: “Gli atti con i quali i gestori manifestano la pretesa creditoria hanno natura intrinseca di atti amministrativi. Ne discende che gli stessi devono possedere tutti i requisiti fondamentali dei provvedimenti impositivi e, segnatamente, la motivazione che giustifica la richiesta di pagamento del gestore.