La flat tax conquista anche il neonato Sudan meridionale

 Il continente africano si è arricchito di una nuova nazione: si tratta della Repubblica del Sudan del Sud, nome provvisorio che potrebbe essere mutato in Imatong o Kusch, con capitale a Juba. È una vera e propria costola del Sudan, una costola fortemente voluta dal popolo, visto che il 98,8% dei votanti ha deciso di costituire uno stato nuovo di zecca. Le novità andranno a riguardare soprattutto il versante del fisco, visto che il Sudan meridionale si appresta ad adottare a breve la cosiddetta flat tax, con tutti i benefici che tale sistema tributario comporta. La scelta del nuovo governo è andata in questa direzione per diversi motivi. Risale anzitutto a quattro anni fa il Personal Income Tax Act, un provvedimento che è volto a definire quelle che sono le modalità di tassazione dei redditi dei contribuenti, ma anche le varie questioni che potrebbero sorgere in tal senso.

Ungheria, nuove misure fiscali dal secondo plan action

 Gli ultimi lavori del Parlamento ungherese sono stati intensi, se è vero come è vero che da Budapest sono giunte novità importanti che riguardano da vicino l’ambito fiscale: in particolare, le innovazioni sono state di larga portata, comprendendo sia le persone fisiche che quelle giuridiche, ma anche le imprese. Analizziamo dunque nel dettaglio queste misure. Una delle introduzioni più interessanti è senza dubbio quella della flat tax, la quale verrà applicata nella misura del 16% sui redditi dei contribuenti, ma anche la cosiddetta “crisis tax” avrà degli effetti di rilievo per il sistema economico nazionale. Tutte queste novità sono contenute nel second economic action plan, il quale si è posto come obiettivo principale quello di allineare il bilancio dell’Ungheria ai dettami dell’Unione Europea entro la fine del 2011.

Afghanistan: ecco come funziona la tassa dei Talebani

 La parte settentrionale dell’Afghanistan può considerarsi forse l’area più “pacifica” del paese, se è concesso utilizzare questo aggettivo, almeno rispetto agli scontri che divampano nel resto del territorio: un chiaro segnale in questo senso viene fornito anche dall’infrastruttura economica qui esistente, in grado di generare un livello di produttività tale che molte bande organizzate di Talebani stanno rivolgendo su questa porzione di terra la loro attenzione. È da questi fattori che bisogna partire per spiegare il recente avvio in territorio afghano di un vero e proprio sistema di riscossione tributaria da parte delle amministrazioni locali; i Talebani sono soliti applicare questa sorta di “flat tax” in maniera generalizzata, senza fare distinzioni per quel che riguarda l’attività svolta dai contribuenti. È ovvio come l’attività a cui si riferisce la riscossione sia soprattutto quella agricola: la tassa talebana costa circa il 10% di ciò che si produce. Il metodo di riscossione è alquanto singolare, visto che gli stessi Talebani, con le armi ben in vista, impongono ai contribuenti di effettuare velocemente il versamento (ad esempio, un agricoltore che ha raccolto 200 chili di riso ne verserà 20 alle “autorità”).