L’Irs pubblica l’elenco delle dodici frodi fiscali più comuni

 I furti di identità e l’omissione dei redditi offshore rappresentano due delle frodi fiscali più frequenti che sono state riscontrate dall’Internal Revenue Service, l’amministrazione finanziaria degli Stati Uniti: si tratta delle fattispecie maggiormente comuni per quel che concerne la stagione di preparazione al pagamento delle tasse ed è tutto dire. L’agenzia federale ha comunque stilato il proprio elenco relativo ai comportanti scorretti dal punto di vista tributario, quello che viene definito come “elenco dei dirty dozen”, della “sporca dozzina” se si vuole usare una traduzione letterale. La data di scadenza di riferimento nel corso di quest’anno è rappresentata dal prossimo 17 aprile, la quale si sta avvicinando molto velocemente.

Evasione fiscale: Lombardia, cooperative prestanome a Varese

 L’Agenzia delle Entrate ha scoperto nella città di Varese un caso di evasione totale da parte di un soggetto che, operante nel settore dei trasporti e della logistica, agli occhi del Fisco non esisteva, ma invece operava sfruttando una sfilza di cooperative prestanome organizzate in “rete“. Come diretta conseguenza, in accordo con quanto rivela la Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate della Regione Lombardia, a carico dell’evasore totale è scattata la notifica di una raffica di avvisi di accertamento a valere sulle attività dal 2003 al 2006 per un importo pari ad oltre 144 milioni di euro. La fase d’indagine, complessa ma anche lunga, è stata portata avanti con il coinvolgimento sia della Guardia di Finanza, sia della Procura della Repubblica di Varese, ed ha portato a stimare ben 290 milioni di euro di imponibile Irap ed oltre 270 milioni di euro di imponibile ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef).

Evasione fiscale: Lombardia, nel mirino anche le cooperative

 Prima d’estate gli stabilimenti balneari ed i ristoranti lungo le coste ed i litorali, poi i “party estivi” e le residenze fittizie all’estero. Adesso, in pieno autunno, l’attività del Fisco, volta a contrastare l’evasione fiscale, si sta spostando anche in altri settori che apparentemente possono essere a basso rischio di evasione, ma che poi catturano l’interesse e l’attenzione degli ispettori a seguito di dati o movimenti sospetti. Ad esempio, nei giorni scorsi, in Lombardia, la Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate ha reso noto che l’Ufficio Brescia 2 dell’Amministrazione finanziaria ha provveduto a notificare un avviso di accertamento per imposte pari ad oltre un milione di euro.
 

Ubs e Fisco Usa: c’è l’accordo per evitare altre multe

 La vicenda che sta coinvolgendo Ubs, una delle principali banche svizzere, e il Fisco statunitense è ormai chiara ai più: il governo americano ha infatti accusato l’istituto elvetico di aver agevolato un numero molto alto di frodi ed evasioni fiscali, ma è comunque in vista un importante accordo tra le parti. L’ipotesi che era stata paventata nei giorni scorsi, vale a dire una nuova maxi multa nei confronti della banca, è stata scongiurata in cambio dell’ottenimento di 5.000 nominativi dei clienti americani di Ubs (il totale ammonta a circa 52.000). Berna e Washington non hanno finora confermato nulla, ma è soprattutto la stampa svizzera a insistere su queste voci. Era stato il giudice di Miami, Alan Gold, a presentare una proposta di intesa: multa per l’istituto elvetico e fornitura di un numero ridotto di nomi. Ora invece starebbe diventando concreta l’eliminazione della sanzione pecuniaria, in quanto la consegna dei nominativi potrebbe avvenire nel pieno rispetto del segreto bancario che vige in Svizzera; si punterà molto sulla maggiore collaborazione riguardo la lotta all’evasione fiscale posta in essere di recente dall’accordo tra i due governi in tema di doppia imposizione.

 

Gli Usa reclamano i dati dei clienti Ubs sospettati di frode fiscale

 L’Amministrazione fiscale americana e Ubs, una delle principali banche svizzere, sono ormai giunte ai ferri corti: l’Irs (Internal Revenue Service), infatti, reclama a viva voce i nome dei clienti dell’istituto sospettati di frode fiscale e non ha intenzione di venire incontro a soluzioni troppo rapide. Dunque, la causa civile contro la grande banca elvetica continua e non viene ritirata. Il Dipartimento di giustizia statunitense ha inoltrato delle richieste molto specifiche: Ubs deve consegnare al Fisco americano tutti i dati, i riferimenti e gli spostamenti finanziari che si riferiscono a circa 52.000 clienti su cui pende il sospetto di frode. Per ora l’istituto svizzero si è limitato a effettuare numerosi richiami alla buona fede che sarebbe stata usata nei servizi verso i propri clienti, ma il Dipartimento ha più volte bocciato questa versione, mostrandosi poco convinto dell’inconsapevolezza della banca. Gli avvocati di Ubs, tra l’altro, ritengono che le coordinate richieste siano già presenti nelle disponibilità del Dipartimento stesso, dato che provengono da altre fonti e banche dati. L’intenzione degli Stati Uniti è abbastanza evidente: tale modo di operare è infatti volto a recuperare parte di quei 100 miliardi di dollari che finiscono direttamente nei paradisi fiscali, invece di essere correttamente versati a titolo d’imposta.