Occorre delineare le imposte valutando il loro impatto sulle famiglie, sui loro redditi, specialmente se da lavoro dipendente, e sui redditi realmente disponibile. Una denuncia che trova conferma nei risultati emersi da una analisi elaborata dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre: ogni paga annualmente 7.359 € di tasse. In pratica ogni italiano lavora solo per il fisco per 155 giorni all’anno e solo dopo inizia a lavorare solo per se. E anche dal fronte delle imprese le cose non vanno meglio, sono le attività italiane quelle che pagano una tassazione maggiore in Europa. Lo sottolinea l’indagine Confindustria-Deloitte sulla tassazione delle imprese nel Vecchio Continente, “Imposizione societaria, regimi fiscali a confronto“. Facendo un esempio pratico: una società italiana con 380 mila euro di utile netto ne avrebbe guadagnati ben di più, circa 600 mila, se avesse avuto sede a Madrid.
Italia
Fisco e federalismo: il punto sulla spesa regionale
Il federalismo fiscale in Italia, nel momento in cui entrerà a regime, dovrebbe garantire un maggior contenimento della spesa a livello locale; questo perché i Comuni, le Province e le Regioni dovranno essere decisamente meno spendaccione nel gestire le risorse visto che non si potrà più far leva, così come accade sinora, sui trasferimenti da parte dello Stato centrale. Ma come si sono comportate in tal senso le Regioni italiane negli ultimi dieci anni? Ebbene, la risposta in merito ce la fornisce la CGIA di Mestre che ha realizzato un Rapporto sull’andamento della spesa regionale negli anni che vanno dal 2000 al 2009. In questo arco di tempo, pari a ben dieci anni, la media di spesa delle Regioni è aumentata di ben il 75%, che diventa addirittura l’89% considerando solo le realtà regionali a statuto speciale.
Federalismo fiscale a costo zero per l’Erario
Gli effetti del federalismo fiscale, ed in particolare del federalismo regionale, unitamente a quello cosiddetto municipale, in quanto riguarda i Comuni, saranno a costo zero per le casse dello Stato centrale. Questo perché a fronte delle tasse e delle imposte che resteranno sul territorio lo Stato italiano effettuerà tagli ai trasferimenti per gli stessi importi. Quindi, per l’Erario il federalismo fiscale è senza costi così come stabilito dal legislatore con la cosiddetta Legge delega; pur tuttavia, in questo valzer di somme devolute, e di trasferimenti tagliati, ci saranno, almeno all’inizio Regioni che ci perderanno ed altre che ci guadagneranno. Quali sono queste Regioni? Ebbene, al riguardo la CGIA di Mestre, attraverso il proprio Ufficio Studi, ha effettuato una simulazione/proiezione rilevando come allo stato attuale a guadagnarci saranno Regioni come la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna. Questo perché con la nuova “regola” che le tasse resteranno sul territorio proprio le Regioni del Nord sono quelle destinate ad avere più soldi in tasca, mentre al Sud invece resteranno sul territorio meno risorse.
Evasione fiscale: operazione Osiride a Benevento
A fronte di un decesso non può che corrispondere, ovviamente, un servizio funebre. Su questo dato di fatto, a Benevento, nell’ambito dell’operazione denominata Osiride, l’Agenzia delle Entrate ha recuperato 400 mila euro contro il cosiddetto “cartello del caro estinto“. Con l’operazione Osiride, in particolare, sono entrate nel mirino del Fisco alcune tra le maggiori imprese della Provincia di Benevento che operano nel settore dei servizi funebri le quali, riconoscendo i rilievi mossi dall’Agenzia delle Entrate, hanno optato per il regime dell’adesione provvedendo così a versare le somme contestate sopra indicate. Nell’ambito dell’operazione Osiride, in accordo con quanto rivela con un comunicato ufficiale la Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate della Campania, è fondamentale la collaborazione dei Comuni che permettono di acquisire un quadro sia dettagliato, sia incontestabile, per quel che riguarda le liste dei defunti ed i relativi decreti per la loro tumulazione.
Le tasse più strane in Italia: ecco la curiosa lista
Si parla tanto di canone Rai e della possibilità o meno di essere esonerati, in realtà in Italia di tasse strane ce ne sono per tutti i gusti. Ce n’è davvero per tutti i gusti: una tassa per esporre il tricolore, una per il matrimonio e le tasse ci perseguono anche quando ormai siamo passati a miglior vita con più di una per il funerale. Si paga anche per finanziare la guerra d’Abissinia del 1935. Una cosa é certa: ai legislatori italiani la fantasia non manca e con il tempo si sono qualificati come veri e propri fantasisti fiscali, aggiungendo stravaganti balzelli fiscali. Ecco la lista delle tasse incredibili che curiosamente compaiono nella legislazione italiana:
Italia lontana dal federalismo: 80% tasse va allo Stato
Il federalismo fiscale permette di instaurare una proporzionalità diretta fra le imposte riscosse in una determinata area territoriale del paese (ad esempio le regioni e i comuni) e le imposte effettivamente utilizzate dall’area stessa attraverso per esempio, l’erogazione di servizi. Tale sistema, di cui si discute in Italia ormai da tempo non é stato ancora attuato, nel nostro Paese infatti, circa l’80% delle tasse versate annualmente dai cittadini finiscono nelle casse dello Stato. Sono i dati rilevati dal “Centro Studi Sintesi” di Venezia per verificare il grado di decentramento fiscale nei principali Paesi europei. Lo studio ha focalizzato l’obiettivo su due Paesi federali (Germania e Spagna) e due non federali (Francia e Italia). In Italia è emerso che il 79,1% delle entrate tributarie si riferisce alle amministrazioni centrali, mentre il rimanente 20,9% è costituito dai tributi che sono propri di Regioni ed enti locali: Irap, Ici, addizionale Irpef, tassa automobilistica, tassa asporto rifiuti.
Tasse locali in crescita, ogni italiano paga 1.200 euro
1.233 euro all’anno per ogni cittadino. È la somma dei tributi che ogni cittadino italiano paga in termini di tasse locali. È il dato emerso da uno studio della Cgia di Mestre in base a un’analisi del suo ufficio studi sulla pressione tributaria locale, ovvero la somma delle entrate che sono versate a Comune, Provincia e Regione in rapporto ai residenti di quel territorio. Gli studi evidenziano che sono i Comuni appartenenti alla regione Lazio a pagare più tasse locali, in quanto l’addizionale regionale Irpef e l’aliquota dell’Irap sono state portate ai valori massimi stabiliti dalla legge.
La denuncia di Contribuenti.it: evasione fiscale +10.1%
Lo ha rilevato una ricerca di Krls per conto di Contribuenti.it, nel 2010 gli italiani sono stati i più grandi evasori fiscali d’Europa (159 miliardi di euro di mancato introito per il Fisco). Secondo quanto riscontrato dall’indagine, da gennaio a novembre 2010 in Italia l’evasione fiscale é aumentata rispetto a quanto avvenuto nel 2009, del 10,1%. Con un livello di evasione pari al 54,5% del reddito imponibile, gli italiani si confermano così i più grandi evasori d’Europa.
La classifica europea al primo posto l’Italia col 54.5% del reddito imponibile evaso, seguita da Romania con il 42.4%, dalla Bulgaria col 39.8%, Estonia col 38.2%, Slovacchia al 35.4%. In Italia evadono soprattutto – si legge nella nota di Contribuenti.it – : gli industriali (per il 32.8%) e i bancari ed assicurativi (28.3%), seguiti poi dai commercianti (11.7%), artigiani (10.9%), professionisti (8.9%) e lavoratori dipendenti (7.4%). A livello territoriale l’evasione è diffusa nel Nord Ovest dell’Italia, per il 29.4% dell’evasione nazionale, seguita dal Sud col 24.5% e dal Centro col 23.2%, chiude il Nord Est col 22.9%.
Banca Mondiale: Italia primato europeo per tasse su imprese
L’Italia sale sul podio ma non per qualcosa che renderà felici gli italiani. Il Belpaese risulta al primo posto nell’Unione europea per le tasse sulle imprese, rivela lo studio ‘Paying Taxes 2011‘, realizzato dalla Banca mondiale in collaborazione con la PricewoterhouseCooper. Il carico fiscale sulle imprese in Italia e’ al 68,6% del complesso delle tasse nazionali e locali e dei contributi sociali, seguono Francia con il 65,8% della Francia, Spagna con il 56,5%, il 48,2% della Germania e il 21,1% del Lussemburgo. Il rapporto inoltre mette in evidenza che durante le fasi di crisi e di economia debole (l’indagine considera le imposte pagate nel 2009) il costo del fisco per le imprese aumenta, in quanto il carico fiscale non diminuisce e gli utili si contraggono. In pratica le imprese italiane devono pagare la stessa percentuale di tasse nonostante la crisi.
Tasse da primato ma servizi insoddisfacenti
I cittadini italiani pagano tasse modello Scandinavia ma ottengono in cambio servizi relativamente inferiori. L’Irap tassa le imprese ad alta intensità di lavoro con un carico fiscale complessivo che arriva a superare l’80%. I dati emergono da un’indagine Mediobanca 2010. E purtroppo a tasse alte non corrispondono altrettanto cospicui stipendi: il reddito degli italiani è tra i più bassi in Europa e insieme tra i più tassati. La metà dei contribuenti dichiara non oltre 15mila euro annui e circa due terzi non più di 20mila euro. I paperoni, ovvero coloro che dichiarano di guadagnare oltre 100 mila euro, sono solo lo 0,95%.
Se tutti pagassero tasse ne pagheremmo un po’ meno
Lo ha detto Berlusconi, alla cui frase non possiamo far altro che aggiungere quella nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi qualche tempo fa, quando il presidente del Consiglio affermò testualmente:
Se si chiede una pressione del 50% ognuno si sentirà moralmente autorizzato ad evadere. Se chiediamo ai cittadini di pagare il 33% di tasse tutti si convinceranno che è giusto e doveroso, che è corretto pagare per i servizi che ottiene.
Sicuramente il presidente non voleva giustificare l’evasione, ma far capire che 50% di tasse sono vermanente eccessive. Nel 2009 la pressione fiscale arriva al 43,2%, ben tre punti superiore al 40,2% dell’area euro. Tra il 2000 e il 2009 la pressione fiscale in Italia è salita di 1,6 punti, in Europa è scesa del 2%, é il risultato emerso da un’indagine condotta dall’ufficio Studi di Confartigianato.
La corruzione in Italia ostacola la riduzione delle tasse
Se tutti pagassimo le tasse, imprenditori compresi, ci sarebbe meno corruzione perche’ la corruzione e’ fortemente legata all’evasione fiscale. Ci sarebbe piu’ rispetto delle regole. La legalita’ e’ un elemento fondamentale per far ripartire l’Italia anche dal punto di vista economico – ha sottolineato l’ex amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, intervenendo in questi giorni a Torino al convegno promosso dall’associazione Rena -. Occorre più rispetto delle regole e piu’ legalita’ per far ripartire il Paese.
In Italia la corruzione é però un allarme che non cessa di attanagliare il Paese: anche il nuovo presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino é tornato nelle scorse settimane su questo argomento che ormai è la storia che si ripete della magistratura contabile. E l’unica risposta possibile è l’onestà, ha sottolineato il presidente.
Fisco servizi funebri, scoperta evasione in Veneto
Nuovo “colpo” dell’Agenzia delle Entrate, stavolta in Veneto, ed in particolare a Bassano del Grappa dove è stata scoperta un’evasione da oltre un milione di euro nell’industria del “caro estinto”, ovverosia nei servizi funebri, attraverso sia omessi ricavi, sia l’adozione di procedure contabili finalizzate a truccare i conti. Nel dettaglio, l’Agenzia delle Entrate a Bassano del Grappa, a seguito di opportune verifiche a carico di molte aziende locali, ha scovato una sacca di evasione per complessivi 1,12 milioni di euro circa dopo che gli “007” del Fisco hanno passato al setaccio sia le agenzie di onoranze funebri, sia i produttori di articoli funerari. In particolare, per quel che riguarda i produttori di articoli funerari, il Fisco ha accertato ricavi omessi, e quindi evasi, per oltre 911 mila euro in base al numero di verghette acquistate cui sarebbe dovuto corrispondere un determinato numero di casse fabbricate.
Fisco: secondo la Cgia più tasse e meno benessere
Che in Italia le tasse siano piuttosto alte sono d’accordo un po’ tutti. Su questo argomento si discute ormai da tempo e alcuni sostengono sia una delle cause dell’evasione: come si può aspettare che un cittadino “doni” quasi la metà dei suoi guadagni allo Stato? Ma i cittadini italiani, rispettosi della legge, pagano, pur storcendo il naso, sapendo però che saranno “ricompensati” da una spesa sociale degna di tale balzello. I resoconti però non sono così felici, parla la Cgia di Mestre: su ciascun italiano grava un peso tributario annuo di 7.359 euro, mentre in Germania la quota pro capite tocca i 6.919 euro.