A cosa punta il Fisco? Eliminare drasticamente gli scontrini e proeguire la marcia verso la ‘tracciabilità totale’. L’Agenzia delle Entrate desidera promuovere a tutti i costi la moneta elettronica, considerandola come lo strumento atto ad abolire l’evasione fiscale.
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Transazioni: uso del contante ridotto a mille euro
L’articolo 12 della manovra finanziaria varata dal governo Monti si intitola laconicamente “riduzione del limite per la tracciabilità dei pagamenti a mille euro e contrasto all’uso del contante”: la disposizione è di sicuro rilievo e merita ovviamente un approfondimento dettagliato. In pratica, sono state fissate nuove regole che devono essere seguite per utilizzare il denaro contante. Esiste già un testo a cui fare riferimento in questo caso, vale a dire il Decreto legislativo 231 del 2007, il quale ha introdotto la normativa antiriciclaggio per il nostro paese. L’uso dei contanti non può essere sconsiderato, ma si deve andare a basare su soglie e limiti ben precisi, con delle sanzioni previste in caso di inottemperanza.
Evadere il Fisco: più facile con i pagamenti in contanti
Per evadere il fisco non è necessario portare i capitali all’estero e/o creare società fittizie nei paradisi fiscali. Molto spesso basta semplicemente sfuggire alla tracciabilità dei pagamenti effettuando le transazioni in contanti; in passato, sopra una certa soglia, era obbligatorio in Italia saldare fatture, parcelle e prestazioni con bonifico bancario e/o con carta di credito, ma da un po’ di tempo tutto e tornato come prima e, di conseguenza, è facile “incappare” nel libero professionista che con la fattura vuole un determinato ammontare, mentre senza fattura c’è lo “sconto”. La conseguenza di tutto ciò è che il fenomeno dell’evasione fiscale, nonostante le indagini ed i controlli all’ordine del giorno da parte della Guardia di Finanza, non è così semplice da contrastare se, come riporta Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, nel nostro Paese è tornato il boom delle transazioni in contanti con una crescita che sfiora il 20%. L’Associazione stima che complessivamente l’imposta evasa ammonti a ben 126 miliardi, a conferma di come le misure anti-evasione fin qui messe a punto siano insufficienti nel contrastare un fenomeno a dir poco dilagante.
IVA per cassa: detraibile dopo dodici mesi anche senza pagamento
Le fatture emesse o da pagare avvalendosi del meccanismo dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) ad esigibilità differita, ovverosia con l'”IVA per cassa” come viene comunemente in gergo definita, sono soggette comunque, anche in assenza del regolare pagamento e incasso, alla detraibilità ed al versamento dell’imposta dopo dodici mesi. A chiarirlo con una Circolare emessa in data odierna è stata l’Agenzia delle Entrate nel sottolineare come il sistema dell’IVA per cassa non implichi alcun cambiamento sulle modalità di registrazione e di annotazione delle fatture. Il sistema dell’IVA per cassa, lo ricordiamo, è entrato in vigore a seguito del Decreto anticrisi dello scorso mese di novembre messo a punto dall’attuale Governo in carica per venire incontro alle piccole e medie imprese con un fatturato non superiore ai 200 mila euro annui che, in questo modo, possono versare l’IVA, fatto salvo il limite dei dodici mesi, solo quando la fattura è stata effettivamente pagata.