La tassa sulle emissioni aeree rischia la soppressione

 Uno dei possibili alleati della lotta all’inquinamento atmosferico rischia di essere sospeso e cancellato: si tratta della tassa sulle emissioni aeree, un tributo che è stato progetto proprio per evitare l’emissione eccessiva di anidride carbonica attraverso i vettori, ma gli ultimi avvenimenti stanno facendo letteralmente vacillare la misura in questione. In effetti, potrebbe essere la stessa Unione Europea a raccomandare tale passo indietro, in modo da scongiurare qualsiasi tipo di discordia con le due principali economie a livello internazionale, gli Stati Uniti e la Cina. In cosa consiste il problema, visto che si sta parlando di una imposta virtuosa e utile?

Aliquota IVA per gli e-reader

 Anche se all’inizio non convincevano in pieno gli affezionati al cartaceo, gli E-book si stanno rapidamente affermando e piano piano conquistano fette di mercato che fino a pochi anni fa’ sembravano impossibili da avere.

Fa ancora discutere la futura “carbon tax” sui voli aerei

 La sensibilità ambientale viene ben rappresentata attualmente dalle varie proposte relative alla tassazione delle emissioni di gas serra: la data del prossimo 1° gennaio, il primo giorno del 2012, sarà infatti caratterizzata da un tentativo di imposizione piuttosto particolare, visto che l’Unione Europea è fortemente intenzionata a far aderire le compagnie aeree di tutto il mondo all’Emission Trading System. In estrema sintesi, questo vuol dire che chiunque voglia volare nei cieli europei dovrà anche sborsare una tassa, la cosiddetta “imposta sul carburante”: si tratta di circa diciotto euro che andranno a colpire come cespite ogni singola tonnellata di emissioni nocive in atmosfera.

Iva ed Unione Europea: ecco le aliquote del 2011

 L’Imposta sul Valore Aggiunto del Vecchio Continente si appresta a vivere un 2011 ricco di novità e spunti rilevanti: le revisioni delle percentuali e delle relative aliquote potranno fare riferimento alla direttiva che l’Unione Europea ha appositamente istituito in questo senso. Il riferimento normativo in questione è la direttiva 112 del 2006, relativa appunto alle aliquote dell’Iva. A dire la verità, sia in Europa che negli Stati Uniti si sta discutendo parecchio circa la possibilità di effettuare un trasferimento della imposizione fiscale dal reddito fino ai consumi. Alcuni esempi possono aiutare a comprendere meglio la questione: il Portogallo ha optato per l’incremento dell’aliquota ordinaria (due punti percentuali in più, dal 21 al 23%), anche se esistono alcune differenze importanti per quel che concerne le regioni autonome delle Azzorre e di Madeira.

Russia e Ue perfezionano le intese sulle dogane

 L’Unione Europea e la Russia non sono mai state così vicine come in questo momento, almeno dal punto di vista delle disposizioni doganali: in effetti, le due parti hanno intenzione di rendere più semplici gli scambi, oltre che di offrire una garanzia sicura nell’ambito della lotta alle frodi fiscali. Il piano in questione, dunque, è molto articolato ed è stato illustrato a Mosca da Algirdas Semeta, il commissario europeo alla fiscalità e all’Unione Doganale. Come verrà a strutturarsi di preciso l’intero progetto? La scelta della Federazione russa non è casuale, visto che si tratta del terzo partner commerciale di tutta l’Ue, immediatamente dopo la Cina e gli Stati Uniti; gli scambi, pertanto, sono davvero significativi e sono aumentati in maniera esponenziale da due anni a questa parte.

Intrastat mensile, c’è tempo fino a domani per l’invio degli elenchi

 Si torna a parlare di modello Intrastat, il documento fiscale che consente appunto agli operatori intracomunitari dell’Unione Europea di assolvere ai propri obblighi tributari, e stavolta il riferimento va alle scadenze temporali: in effetti, ci sarà tempo soltanto fino alla giornata di domani per provvedere alla trasmissione di questo fondamentale riepilogo di cessioni di beni e prestazioni di servizi. In particolare, la scadenza in questione riguarda le operazioni concluse nel corso del mese di luglio ed ha quindi carattere fiscale. Esistono infatti degli obblighi mensili per gli operatori che danno vita a scambi di tipo commerciale con gli stati del Vecchio Continente. Tra l’altro, dettaglio non certo trascurabile, bisogna ricordare anche che l’obbligo temporale a cui ci stiamo riferendo viene allargato anche a coloro che hanno usufruito della possibilità trimestrale e che, inoltre, a luglio sono riusciti a superare quota 50.000 euro. Come dovrà comportarsi allora il contribuente di fronte a queste novità?

Multe: italiani “maestri” del divieto di sosta

 Gli italiani in fatto di multe stradali sono “maestri” nell’infrangere il divieto di sosta, l’obbligo di guida sulle due ruote con il casco e la guida in vettura con la cintura di sicurezza rigorosamente allacciata. A rilevarlo è Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, sottolineando come siano queste le infrazioni più frequenti commesse dagli italiani nei primi nove mesi di quest’anno. Ma la mancanza di disciplina alla guida da parte degli italiani costa cara, carissima; basti pensare che le multe negli ultimi dieci anni sono aumentate in Italia del 1.275%; trattasi di un aumento di per sé spropositato, e lo è ancor di più se si confronta tale incremento con quello degli altri Stati dell’Unione Europea. Tanto per cambiare, gli aumenti delle multe in Italia negli ultimi dieci anni sono stati i più alti in Europa, con un divario rispetto agli altri Stati che, oltre che essere lampante, alimenta il sospetto che a conti fatti quello delle multe stradali in questi ultimi anni in Italia sia stato in tutto e per tutto, per i Comuni, uno strumento utile, utilissimo per “fare cassa“.

Federalismo fiscale: le implicazioni sull’Ue a 27

 L’entrata in vigore della legge delega sul federalismo fiscale è stata senza dubbio un evento molto importante: attraverso questa introduzione normativa, infatti, si è proceduto alla riforma del titolo V della costituzione regolando l’assetto dei rapporti “tra centro e periferia”. L’intento principale del federalismo fiscale è soprattutto quello di riallocare l’equilibrio di risorse dal Nord verso il Sud, ma quello che bisogna sottolineare è che esso fa parte di un più ampio programma di riconfigurazione delle amministrazioni europee, anche e soprattutto mediante il rafforzamento del ruolo delle regioni (in particolare quelle dei paesi della Scandinavia) e il contenimento della parcellizzazione comunale. È ormai passato un anno dall’introduzione, in alcuni paesi dell’Unione Europea, di questo progetto: quello che bisogna comprendere ora sono le modalità di applicazione del federalismo all’interno dei paesi dell’Unione e quale livello di crescita può produrre il sistema impositivo di finanziamento dei vari stati, tenendo presenti le differenze che esistono a livello di amministrazione (vi sono ad esempio nazioni molto “centraliste”, come la Francia e il Regno Unito).

 

Immatricolazioni auto UE: arriva nuovo modello F24

 Anche nella settimana di Ferragosto non mancano in Italia le novità in materia fiscale. In data odierna, 10 agosto 2009, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate ha infatti firmato un provvedimento con quale viene modificato il nome e la finalità di utilizzo del modello F24 auto UE; il modello, infatti, anche al fine di includere anche altre tipologie di versamenti a mezzo F24 con dati non riportabili sul modello ordinario, non si chiamerà più “F24 Iva immatricolazione auto Ue”, ma “F24 Versamenti con elementi identificativi”. Con il nuovo modello, che quindi cambia look, si potrà così continuare a pagare l’imposta sul valore aggiunto (IVA) sull’acquisto di veicoli a livello intracomunitario, facendo però attenzione al fatto che nell’“F24 Versamenti con elementi identificativi”, rispetto a “F24 Iva immatricolazione auto Ue”, cambiano per alcuni campi le dizioni.

Scudo fiscale: serve l’approvazione dell’UE

 In linea con quanto emerso negli ultimi giorni, il Governo ha inserito nel Decreto fiscale un emendamento che reintroduce in Italia lo “scudo fiscale“, ovverosia quello strumento che serve per far rientrare dall’estero i capitali illecitamente esportati. Quella odierna in merito è stata una giornata movimentata a livello politico, visto che da un lato l’Esecutivo ha cercato di giustificare tale scelta, mentre dall’altro l’opposizione, con in testa il Partito Democratico e l’Italia dei Valori, ha attaccato senza riserve la maggioranza di Governo sottolineando come tale strumento sia a conti fatti non solo un condono vero e proprio, ma anche un regalo ai più furbi a danno dei cittadini che invece pagano onestamente le tasse. Altrettanto accesa è stata anche la conferenza stampa tenuta da Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, il qualche ha avuto uno scambio di idee un po’ “fuori dagli schemi” con un corrispondente americano.

Tasse sul lavoro alle stelle in Italia

 L’Italia è il Paese dei record. Il problema è che molto spesso trattasi di record negativi, e l’ultimo tra questi in ordine di tempo viene messo in risalto da un Rapporto di Eurostat, l’Ufficio di Statistica europeo, da cui è emerso come tra i Paesi dell’Unione Europea l’Italia sia la “prima” in fatto di tassazione sul lavoro. Le tasse sul lavoro in Italia, secondo l’analisi di Eurostat, basandosi sui dati del 2007, incidono infatti per ben il 44%, battendo anche Paesi come la Svezia, al 43,1%, ed il Belgio al 42,30%; il divario della tassazione sul lavoro, rispetto alla media UE del 34,4%, è quindi pari a quasi dieci punti percentuali. A farne le spese nel nostro Paese, tra tasse e contributi, sono i contribuenti cui le imposte vengono prelevate alla fonte, ovverosia i lavoratori dipendenti; ed a conti fatti ogni 100 euro lordi 44 vanno in tasse e contributi anche per effetto dell’evasione fiscale che si annida, come storicamente avviene nel nostro Paese, nel lavoro autonomo dove a conti fatti si pagano le tasse solo ed esclusivamente per quello che si dichiara.

L’Ue dà il via libera alla riduzione delle aliquote Iva

 Le ultime, importanti, novità in materia fiscale per quel che riguarda l’Unione Europea sono state dettate e progettate nel corso del Consiglio Ecofin dello scorso 4 e 5 maggio: agli Stati membri verrà ora concessa la possibilità di apportare delle riduzioni all’aliquota Iva in relazione a delle specifiche attività, soprattutto per quelle in cui è richiesto un forte impiego di manodopera. Questo provvedimento si basa essenzialmente sul fatto che per tale tipo di servizi non esiste alcun tipo di concorrenza scorretta all’interno dell’area dell’Ue; tra l’altro, una decisione simile era già stata fatta propria da Bruxelles nel 2000, ma allora si trattò di un provvedimento temporaneo. Ora invece la riduzione avrà una base permanente ed esistono già molte deroghe per alcuni Stati: per fare alcuni esempi, si può parlare del Portogallo e della riduzione dei pedaggi sui ponti di Lisbona, di Cipro e della sua vendita di petrolio e, infine, di Malta e della riduzione applicata su alimenti e prodotti farmaceutici.