La tassa di soggiorno non poteva non “bazzicare” dalle parti di Taormina, uno dei centri turisti di maggior rilievo non solo del nostro paese, ma anche a livello internazionale: l’introduzione dell’imposta è motivo di accese discussioni e riflessioni, ma cerchiamo di fare un po’ d’ordine. Il comune messinese e tutto il circondario, tra cui figurano altre perle turistiche come Giardini Naxos e Letojanni, stanno prendendo in considerazione questo metodo per far cassa e non un caso che nell’ultimo vertice che ha visto i vari sindaci si è concordato sul fatto di adottare una misura tributaria univoca a partire dal prossimo anno. Non sono tutte rose e fiori però. In effetti, gli albergatori locali non sono affatto d’accordo con questa presa di posizione e i motivi sono presto detti: anzitutto, Giardini Naxos ha già conosciuto questa estate la tassa di soggiorno, fissata nella misura di un euro per le strutture a quattro e cinque stelle, mentre per la stessa Taormina si parlava del periodo compreso tra aprile e ottobre prossimi per l’adozione definitiva e per un importo di base pari a mezzo milione di euro.
Tutte queste risorse finanziarie, comunque, verrebbero immediatamente reinvestite in altri servizi, in particolare quelli relativi alla promozione turistica. Il principale motivo di disaccordo, però, sta tutto nel conseguente aumento delle tariffe che il pubblico dovrà sopportare quando si recherà in alberghi e hotel.
In pratica, i prezzi in questione sono destinati ad aumentare anche di dodici punti percentuali e questo rincaro non viene certo ben digerito dai turisti italiani e stranieri, i quali non capiscono la reale giustificazione di tutto questo. I tour operator si sono visti costretti a cancellare molte prenotazioni, un enorme danno per Taormina, la quale vive letteralmente delle proprie risorse turistiche. Gli albergatori preferiscono quindi rinunciare a tale tassa e agli effetti negativi che comporta, tanto che esiste già un apposito brand promozionale, il “Sicilia No Tax”.