Le tariffe Tari gravano sul bilancio di famiglie e Piccole e Medie imprese: la Cgia di Mestre descrive un quadro fitto, per ciò che concerne la gestione dei rifiuti.
Durante gli ultimi cinque anni, secondo l’Ufficio studi, in media una famiglia di quattro persone residente in un appartamento di 120 mq è reduce da un incremento dell’importo della Tari pari al 25,5%, corrispondenti a ben 75 euro. La media tra i principali capoluoghi di regione è pari a 368 euro sulla base di queste condizioni. Un altro fattore da esaminare: un nucleo familiare composto da tre persone residente in un appartamento di circa 100 mq pagherà quasi 300 euro di Tari 2015 (un incremento del 23,5% rispetto allo scorso anno, ovvero +57 euro).
E le cose non vanno affatto meglio per ciò che concerne le attività commerciali, anzi: locali di ristorazione di circa 200 mq pagano in media il 47,4% in più di Tari nel 2015.
Che con la Tari la tariffa sui rifiuti sia aumentata dunque non è solamente un’impressione dei contribuenti.
L’imposta, introdotta con la Legge di Stabilità 2014, si differenzia dalle precedenti formulazioni (la Tarsu e la Tia e poi la Tares) perché basata sul principio comunitario “chi inquina paga”. Questo significa che l’imposta deve essere proporzionale alla quantità di rifiuti prodotti. Ma con la Tari è stato confermato anche il principio per cui il costo della gestione del servizio rifiuti debba essere corrisposto interamente dagli utenti. Il problema è che queste aziende operano spesso “in condizioni di monopolio, con dei costi spesso fuori mercato che famiglie e imprese, nonostante la produzione dei rifiuti sia diminuita e la qualità del servizio offerto non sia migliorata”. Come ha osservato Paolo Zabeo della CGIA per famiglie e PMI questo significa dover “coprire con importi che in molti casi sono del tutto ingiustificati”.