I leader Ue hanno raggiunto l’intesa sull’introduzione di una tassa sulle banche, ma sarà ogni singolo Paese a decidere i criteri. Le banche subiranno un prelievo affinchè contribuiscano al costo della crisi. Bisogna tassare chi ha messo a rischio il mercato, come sostiene la cancelliera tedesca Angela Merkel, mostrando il suo favore all’idea sia di una tassa sulle banche sia di una tassa sulle transazioni finanziarie. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha chiarito nei giorni scorsi la posizione italiana all’indomani del consiglio europeo dei capi di stato e di governo e ha mostrato di non essere contrario al “principio” di tassare il sistema bancario per accantonare risorse in un fondo.
Ho appena parlato per telefono con il presidente Berlusconi – ha detto il ministro Tremonti – ha ottenuto uno straordinario successo per il nostro Paese. Le politiche europee considereranno il debito pubblico ma anche la dinamica e la complessiva stabilità. A Bruxelles la decisione ha avuto un vasto consenso. Il nostro interesse e’ avere maggiori dettagli e un certo grado di flessibilita’. Non tutti i paesi sono uguali, ci sono caratteristiche diverse. Se possibile vorremmo uno sviluppo della discussione paese per paese.
Londra non sosterrà mai un trasferimento di poteri da Westminster a Bruxelles – ha sottolineato il premier britannico David Cameron, al termine del vertice Ue – è una linea rossa invalicabile, ma è nell’interesse della Gran Bretagna che la zona dell’euro sia un successo anche se non entrerà a fare parte della moneta unica.
La soluzione appare così approvata, ma taluni iniziano a chiedersi: quale sarà il rischio? Meno soldi, in caso di prelievo forzoso, da destinare all’economia reale? Secondo Alessandro Profumo, numero uno di Unicredit e presidente della Federazione europea delle banche, approvare una tassa destinata a finanziare i bilanci pubblici è un’idea profondamente sbagliata. Anche la Marcegaglia sospetta che la tassa si trasformerà in maggiori costi per le imprese e i risparmiatori.