Come è noto ormai da diverso tempo, la cedolare secca sugli affitti è andata a sostituire di fatto l’Irpef e altre due imposte, quella di registro e di bollo, per quel che concerne appunto le abitazioni e gli edifici da affittare: in questo caso, il locatore può scegliere di pagare nella maniera consueta, sfruttando il 730 o il modello Unico, con tutti i relativi adempimenti, oppure può optare per questo specifico regime fiscale, il quale semplifica enormemente la vita ai contribuenti, oltre a contrastare il grave problema degli affitti in nero. L’aliquota a cui bisogna far riferimento in questa ipotesi ammonta al 21% del canone annuo che è previsto per i contratti a canone libero, mentre scendere fino al 19% nell’ipotesi di un canone che è stato concordato tra le parti.
►CEDOLARE SECCA, LE DELUSIONI DEL PROVVEDIMENTO
Il pagamento avviene in entrambi i casi attraverso un apposito acconto e un saldo: nel primo caso, il 2011 prevede proprio un acconto dell’85%, diversamente da quello che è relativo all’anno attualmente in corso, vale a dire il 95%. Si tratta di una scelta importante che riguarda esclusivamente le persone fisiche che si sono rese protagoniste della locazione di un immobile a uso abitativo; questo vuol dire che l’opzione esclude di fatto tutte le associazioni e le società.
►CASE FANTASMA: REGOLARIZZAZIONE CON SANZIONI RIDOTTE
In aggiunta, bisogna sempre ricordare che la cedolare non va applicata nell’ambito di quei redditi di impresa o di lavoro autonomo che fanno capo al soggetto locatore. Quando si può scegliere tale opzione? Il momento adatto si verifica quando il contratto di affitto viene registrato ed esiste a tal proposito una procedura telematica apposita, Siria, una valida alternativa al modello cartaceo 69. Siria risulta essere utile quando non vi sono più di tre locatori e viene affittata una sola abitazione con non più di tre pertinenze, mentre il modello 69 è consigliato nei restanti casi.
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