L’istruzione è un diritto di tutti, ma sembra che inizi a costare cara, una scelta dettata a quanto pare, proprio dalla crisi.
Da quest’anno non solo le scuole corrono il rischio di avere trasferimenti inadeguati, ma anche di vedere cancellata qualsiasi possibilità di recuperare i propri crediti – sottolinea Mariangela Bastico del Pd.
Mancano quindi i fondi nelle scuole e se finora esisteva una sola tassa per la maturità, da versare allo Stato, di 12,03 euro, quest’anno almeno una scuola su due ha chiesto agli studenti dell’ultimo anno una doppia tassa: quella regolare con bollettino intestato all’Agenzia delle Entrate, e la seconda con bollettino intestato direttamente alle scuole.
E mentre alcuni pagano senza fare una piega, altri si sono ribellati ala seconda tassa, anche se la maggior parte degli istituti infatti si limita a chiedere un contributo di una ventina di euro, ma in alcuni casi arrivano addirittura a 90 euro.
Finalmente arriva chi di dovere a chiarire i dubbi: il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha ricordato ai dirigenti scolastici che non hanno alcun diritto di chiedere soldi alle famiglie.
Ma alcuni dirigenti non ci stanno e sottolineano i costi di fotocopie, spese di segreteria e non ultimo anche i costi dei corsi di recupero organizzati per aiutare a metà anno gli studenti in difficoltà. Secondo un sondaggio del sito Skuola.net più di una scuola su 10 chiede una cifra in cambio del corso.
Abbiamo pensato di proporre una tassa supplementare – afferma un dirigente scolastico – per gli esami di Stato, dato che essi incidono sul lavoro della segreteria, basti pensare solamente alle fotocopie. Noi siamo completamente a secco e non certo per colpa nostra.
Le scuole pubbliche sono al fallimento – sottolina Francesca Puglisi, responsabile del settore per il Partito democratico -, i 10 milioni di euro promessi dalla Gelmini sono briciole, di fronte agli enormi tagli con cui il governo ha costretto presidi e insegnanti a elemosinare soldi dagli alunni perfino per comprare la carta igienica.