Dallo scorso mese di aprile del 2011 in Italia è entrata in vigore, dopo una lunga attesa, una nuova “tassa piatta“, che può permettere ai proprietari di immobili un risparmio d’imposta rispetto alla dichiarazione dei redditi da affitto nella modalità classica, ovverosia ai fini Irpef in sede di dichiarazione dei redditi. Trattasi, nello specifico, dell’imposta sostitutiva sui redditi da locazione, detta anche più comunemente, ed in gergo, cedolare secca sugli affitti. Il risparmio d’imposta ottenibile è proporzionale all’ammontare del reddito da locazione dichiarato; inoltre, c’è da dire che a fronte dell’entrata in vigore del nuovo regime cedolare, comunque opzionale, sono state fortemente inasprite le sanzioni a carico di chi continua a locare gli immobili in nero.
Quindi, con le norme introdotte da un lato si punta ad agevolare i proprietari di immobili onesti, quelli che dichiarano i redditi da affitto e pagano le tasse, e dall’altro si perseguono più aspramente gli evasori. Per l’inquilino, invece, i vantaggi di questa nuova tassazione opzionale sono a conti fatti alquanto modesti.
Questo almeno stando a quanto denunciato in questi ultimi mesi dai principali Sindacati degli Inquilini, i quali in particolare, ed in certi casi, hanno bollato la cedolare secca come un mero regalo alla proprietà immobiliare. Questo perché a loro dire la cedolare non creerà effetti positivi legati all’abbassamento dei canoni di affitto che, non lo scopriamo di certo oggi, sono fin troppo alti e fuori dalla portata delle famiglie specie nelle grandi città. In tal senso non aiuta neanche la persistente riduzione, anno dopo anno, delle risorse che lo Stato assegna al Fondo nazionale per il sostegno ai canoni di locazione, con la conseguenza grave che ci sono famiglie che, pur avendo i requisiti per ottenere i contributi dai rispettivi Comuni di residenza, restano a bocca asciutta in graduatoria a causa della mancanza di fondi.
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