Meno tasse per tutti. Questo slogan di questo passo resterà tale visto che nel nostro Paese la pressione fiscale è tutt’altro che destinata a diminuire. La manovra finanziaria triennale di correzione dei conti pubblici, infatti, attiverà una vera e propria stangata a base di maggiori tasse che, nel 2014, porterà la pressione fiscale in Italia al livello record del 44,1%. A stimarlo è l’Ufficio della CGIA di Mestre a conferma di come la manovra metta pesantemente le mani nelle tasche di milioni di italiani che, nel frattempo, hanno già pagato il salatissimo prezzo della crisi finanziaria ed economica in questi ultimi tre anni. Con la stretta che scaturisce dalla manovra del Ministro Giulio Tremonti, tra l’altro, dobbiamo attenderci il peggio anche a livello di Enti locali, con Comuni, Province e Regioni che, chiamate a finanziare i servizi, non esiteranno nei prossimi anni ad inasprire ulteriormente la pressione tributaria.
Si può evitare, ad esempio, il taglio massiccio alle agevolazioni fiscali ed assistenziali introdotte con la manovra? Ebbene, a dire il vero la clausola di salvaguardia è stata inserita, ma il riordino della spesa pubblica è sostanzialmente demandato non all’attuale Governo di centrodestra, ma a quello che ci sarà al termine dell’attuale legislatura.
Insomma, di centro, di destra o di sinistra, per chi vincerà le prossime elezioni politiche in Italia l’eredità da gestire sarà pesante, pesantissima, e solo con il necessario coraggio si potrà riuscire ad evitare che a pagare siano i soliti noti. Come? Ebbene, servirebbe tagliare la spesa pubblica a partire dall’abolizione delle Province e passando per l’accorpamento dei piccoli comuni. Certo, in questo modo molte poltrone ben pagate salterebbero; ed i politici spesso sanno fare solo i politici, ed hanno difficoltà a trovarsi un nuovo lavoro come in questo momento, spesso in maniera infruttuosa, stanno facendo oltre due milioni di italiani disoccupati.