La TIA sostituisce la vecchia TARSU (tassa smaltimento rifiuti) e stabilisce l’obbligo per le Pubbliche Amministrazioni di applicare ai contribuenti una forma di esborso per la gestione dei rifiuti proporzionale al reale utilizzo del servizio. La vecchia tassa TARSU era infatti commisurata unicamente sulla quantità di superficie occupata e non sulla produzione dei rifiuti: chi aveva una casa più grande pagava di più anche se in quella casa abitava una sola persona, quindi indipendentemente dall’effettivo o presumibile conferimento di rifiuti.
E’ stata dichiarata illegittima l’imposta sul valore aggiunto applicata alla Tia. Lo ha stabilito una sentenza della Corte Costituzionale: la Tia é un tributo e quindi non é soggetta ad IVA, si tratta per cui di una tassa e non di una tariffa.
Saranno quindi ben 15 milioni di famiglie che potranno chiedere e ottenere il rimborso del 10% dell’Iva non dovuta e versata negli ultimi dieci anni: circa 350 euro da rimborsare a famiglia per un costo dello Stato di circa 5 miliardi e 250 milioni di euro.
Chi desidera essere assistito in questa richiesta di risarcimento può iscriversi al Codacons versando la somma di 100 euro. Chiunque verrà rappresentato e difeso dagli avvocati dell’associazione, che redigeranno il ricorso e presenzieranno alle udienze, senza nessun ulteriore costo oltre quello dell’iscrizione all’associazione. L’iscrizione dà diritto infatti ad avere consulenze legali gratuite per due anni dalla data in cui vi siete iscritti.
La Corte Costituzionale non ha fatto altro – ha dichiarato Nicola Calabria Presidente dell’Associazione Consumatori Siciliani – che stabilire un principio che tutti sapevamo ovvero che la TIA è una tassa e non una tariffa. Adesso ci auguriamo che ne prendano atto e detraggano l’IVA dalle fatture, onde evitare il contenzioso per il rimborso. Comunque resteremo vigili a che non ci siano dei colpi di mano sui risultati ottenuti finora a tutti i livelli giurisdizionali, affinché a qualcuno non venga in mente di beffare i cittadini.