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Tobin tax: molti Stati europei contrari alla tassa

 Tiene banco ancora una volta la tobin tax che molto probabilmente verrà modificata rispetto ai contenuti originari. Nel 2011, la Consob, ha calcolato che le transazioni azionarie hanno avuto un controvalore di circa 830 miliardi di euro. La Banca d’Italia ha anche calcolato che il valore nozionale dei contratti derivati era all’incirca pari a 10.554 miliardi per un valore di mercato positivo pari a 272 miliardi di euro in positivo e 270 miliardi di euro in negativo.
Occorre considerare che da questa enorme mole di denaro (pari all’incirca a 7 volte il prodotto interno lordo) l’Esecutivo, con l’applicazione della tobin tax, mira ad incassare circa 1 miliardo di euro. Non molto se si considera che il gettito Imu supera i 20 miliardi di euro e che altri paesi hanno aliquote ben più pesanti. Tuttavia pur sempre un inizio anche alla luce delle prossime decisione che verranno effettuate a livello europeo. In particolare le decisioni dell’UE in materia di tassa sulle transazioni finanziari avevano i seguenti obiettivi:
Armonizzare le normative fiscali dei vari Stati membri europei;
Incrementare le entrate a livello europeo;
Penalizzare la finanza speculativa, che usa strumenti finanziari sempre più sofisticati.
Ancora prima delle decisioni a livello comunitario anche altri paesi, oltre l’Italia, hanno pensato di intervenire sul nodo “tobin tax”. L’Inghilterra ad esempio ha già ribadito la sua contrarietà ad una tassa di questo tipo in quanto andrebbe a penalizzare le transazioni finanziarie all’interno del paese.
La Francia, dopo aver deciso di introdurre una aliquota fiscale del 75 % sui redditi che superano il milione di euro, ha varato una tassa che non va a colpire più di tanto i derivati finanziari. Lo Stato Transalpino, forse pressato da grandi banche del calibro di Bnp Paribas o Societé Generale, ha infatti deciso di tassare solo i derivati su azioni, ma no quelli su tassi o cambi (che rappresentano la gran parte di derivati negoziati).