Il trading delle azioni in Italia potrebbe diminuire del 30 per cento e quello dei prodotti derivati anche dell’80 per cento a seguito di una nuova tassa sulle transazioni finanziarie che il Governo prevede di introdurre il prossimo anno.
L’Italia è uno dei 11 paesi della zona euro che ha accettato l’introduzione della Tobin Tax e potrebbe ora diventare uno dei primi stati del blocco a metterla in pratica.
Il disegno di legge, che inizierà il suo iter in Parlamento martedì, stima che i proventi della tassa saranno circa 1,9 miliardi l’anno. Il nuovo prelievo entrerà in vigore il 1 gennaio 2013.
La versione italiana della cosiddetta Tobin tax non si applicherà alle azioni di nuova emissione.
Cruciale per un paese con un debito pubblico superiore al 120 per cento del PIL, la tassa non verrà applicata sui titoli di Stato, ha detto il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli.
“Quelle che possono essere incluse sono le obbligazioni ibride che sono convertibili in azioni”, ha aggiunto il ministro, aggiungendo che il disegno di legge potrebbe essere modificato in modo sostanziale dal Parlamento.
L’iniziativa della Tobin tax è stata spinta dalla Germania e dalla Francia, ma fortemente osteggiata da Gran Bretagna, Svezia e altri paesi.
I critici sostengono che potrebbe distorcere il mercato unico dell’UE, dando alle società finanziarie incentivi a spostare il loro business in paesi europei in cui l’imposta non viene applicata – o lontano dall’Europa.
La Borsa di Milano, che è di proprietà del London Stock Exchange, ha rifiutato di commentare l’impatto della tassa. La Borsa fa già fatica a tenere il passo con i rivali, e il numero di società quotate è in declino.
Secondo i dati Consob, la capitalizzazione totale del mercato di Milano, è scesa al 21 per cento l’anno scorso (dal 27 per cento) – al di sotto dei livelli registrati nel 1940 e nel 1960.