Il tema tasse e tributi tiene banco non solo in Italia, ma anche in altri paesi europei come la Gran Bretagna. Nel paese d’oltremanica attualmente la discussione è incentrata sul fatto che molte multinazionali straniere del calibro di Starbucks, google, Mc Donald’s utilizzano numerose scappatoie legali per pagare pochissimo al fisco inglese. Una situazione recentemente messa in luce dal Guardian, il quale ha elencato le imprese estere residenti in Gran Bretagna, e quanto versano all’erario. I risultati sono sbalorditivi, visto che le prime 4 della graduatoria (Google, Facebook, Amazon e Starbucks) hanno versato al fisco negli ultimi quattro anni “appena” 30 milioni di sterline pari a 36 milioni di euro. Davvero poca cosa se rapportati ai fatturati miliardari delle multinazionali ( 3 miliardi e 800 milioni di euro per la precisione).
Singolare il caso della catena Starbucks, che nella sola Inghilterra vanta 735 locali, che nell’ultimo anno nonostante un fatturato di 397 milioni di euro non ha versato alcuna imposta al fisco inglese. Ed anche nell’anno precedente le tasse pagate dalla multinazionale americana sono state pari a zero. Merito, o demerito, di consulenti che hanno avuto l’accortezza di adottare dei provvedimenti che hanno spostato sedi legali in paesi a fiscalità agevolata o che hanno adottato artifizi contabili che hanno permesso di incrementare i costi ( come ad esempio inserire tra le spese l’utilizzo del marchio della nota catena di locali).
Anche Mc Donalds del resto, nonostante un fatturato di oltre 1 miliardo e 200 milioni di euro, ha pagato circa 42 milioni di sterline con una aliquota media attorno al 3,46 per cento.
Una situazione che ha generato un coro di proteste tra associazioni di consumatori e tra i cittadini britannici. Il governo pertanto è alle prese quindi con possibili interventi atti ad individuare situazioni potenzialmente contro legge adottate dalle imprese (Barclays è stata recentemente condannata al pagamento di 500 milioni di sterline per tasse arretrate).
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